Anno giudiziario in Italia: allarme carceri sovraffollate e corruzione
Carceri sovraffollate, prescrizioni, entrata in politica di ex magistrati, corruzione
e accentuata presenza mafiosa sul territorio. Sono i temi che, da Milano a Palermo,
hanno maggiormente caratterizzato i discorsi d'inaugurazione dell’anno giudiziario
2013. Nel capoluogo lombardo, alla presenza Mario Monti, il presidente della Corte
d’Appello Mario Canzio ha aperto il discorso segnalando l’allarme del sovraffollamento
degli istituti di pena “che accomuna la quasi totalità delle case circondariali”.
Canzio ha chiesto pene alternative e sottolineato il primato italiano a livello europeo
per numero di prescrizioni. Nel suo discorso, un riferimento anche al comportamento
della magistratura, per la quale ha invocato “equilibrio, moderazione, sobrietà e
riservatezza, anche sul piano dei rapporti con i media e con la politica". A Roma
la cerimonia è stata aperta dal Procuratore Generale presso la Corte d’Appello Luigi
Campoli che ha denunciato il “dilagare spregiudicato della corruzione”, la massiccia
presenza della mafia nei più disparati settori economici del Paese e la necessità
di maggiore attenzione ai casi di violenza domestica e ai delitti sulle donne. È intervenuto
anche Giorgio Santacroce, presidente della Corte d’Appello, che si è espresso sulla
candidatura di ex magistrati alle elezioni di febbraio: “Non trovo nulla da eccepire,
ha sottolineato, ma Piero Calamandrei diceva che quando per la porta della magistratura
entra la politica, la giustizia esce dalla finestra". Anche a Firenze il procuratore
generale Francesco d’Andrea si è pronunciato sul tema, affermando la necessità di
un’iniziativa legislativa in materia. Il presidente della Corte di Palermo Vincenzo
Oliveri, dopo aver presentato dati allarmanti sul monopolio delle attività criminali
da parte delle organizzazioni mafiose con un rilevante aumento di frodi e tangenti,
ha denunciato la distanza della politica dalla gente: un'Italia che troppo spesso
"ignora i bisogni del Paese". Sotto accusa anche la lunghezza di processi, la carenza
dell’organico e l’aumento del 50% dei casi di malasanità. A Torino, esempio di ottimo
funzionamento della giustizia secondo la Banca Mondiale, il procuratore generale Marcello
Maddalena ha invece puntato il dito contro le candidature delle toghe e sulla legge
anticorruzione ha denunciato che “nulla si fa per rompere quel vincolo omertoso che
lega corrotto e corruttore”. A Torino è intervenuto anche il ministro della Giustizia,
Paola Severino, che ha smorzato la polemica sui pm in politica e parlato della legge
sulla corruzione come di “un sicuro passo in avanti per la credibilità internazionale
del nostro Paese”. A Catanzaro il procuratore generale Consolo ha polemizzato sulla
proposta ministeriale della riforma delle piante organiche invocando più magistrati
per la sua regione: “La ‘ndrangheta non è un problema locale ma nazionale, però è
sempre in Calabria che trova i suoi collegamenti perché è qui che ci sono i legami
di sangue”. All’Aquila, infine, il presidente della Corte Schirò, sulla sentenza in
merito alle responsabilità della Commissione Grandi Rischi nel terremoto del 2009,
ha detto: “Le critiche, anche aspre, alle sentenze devono rispettare la dignità e
il rilievo costituzionale della funzione giurisdizionale, senza trasformarsi in una
denigrazione”. (A cura di Lorenzo Pirovano)