L'Egitto ancora in piazza a due anni dalla caduta di Mubarak
Giornata carica di tensione in Egitto a due anni dalla caduta del presidente Mubarak.
Si segnalano lanci di lacrimogeni e tafferugli intorno a piazza Tahrir, cuore della
rivolta del 2011. Sedici i feriti accertati. Ce ne parla Benedetta Capelli:
“Pane, libertà,
giustizia sociale”: è lo slogan che due anni fa migliaia di egiziani scandivano in
Piazza Tahir. Giorni e notti con le televisioni di tutto il mondo a trasmettere immagini
di giovani accampati nel cuore del Cairo, determinati a far cadere il trentennale
regime di Hosni Mubarak. A due anni di distanza, lo stesso slogan viene ancora ripetuto:
segno che la volontà di cambiamento è ancora forte e presente. Ieri, il presidente
Morsi ha chiesto di celebrare l’anniversario in modo “pacifico e civile”, i Fratelli
Musulmani, formazione dalla quale proviene il capo dello Stato, hanno deciso di non
prendere parte alle manifestazioni. Nel mirino di chi protesta c’è proprio Morsi,
colpevole di aver tradito i principi di democrazia e libertà – ispiratori della Primavera
araba – attraverso misure di tipo estremista, accentrando gran parte del potere su
di sé e cambiando la Costituzione. In questo clima di confusione politica, è anche
grave la situazione economica, con il crollo degli investimenti esteri, il calo del
turismo e il congelamento delle misure – per il rischio di rivolte popolari – varate
per far fronte al prestito di 4,8 miliardi di dollari erogato dal Fondo monetario
internazionale (Fmi). L'opinione di Paolo Gonzaga, giornalista esperto di questioni
egiziane:
"L’Egitto non è riuscito a riprendere stabilità e non ha varato
una Costituzione immediatamente, come si sarebbe dovuto fare, e tutto questo ha portato
il Paese alla bancarotta. L’Egitto oggi ha 15 miliardi di dollari in valuta estera
nelle proprie casse, e basta... Il bilancio positivo, invece, è quello della mentalità:
in Egitto, nessuno si sarebbe immaginato che Mubarak potesse essere cacciato da una
rivolta popolare. Oggi, la gente parla di politica e sono nati tanti giornali e quotidiani
indipendenti. In qualche modo, in Egitto si è respirato in questi due anni un’aria
di maggiore libertà".
Ma oggi, il clima è aggravato pure dalla sentenza,
prevista per domani, sulla strage di Port Said, costata la vita a oltre 70 persone
circa un anno fa. Allora, gravi disordini scoppiarono durante una partita e pesanti
accuse furono formulate all’indirizzo della polizia che non sarebbe prontamente intervenuta
e anzi avrebbe provocato gli incidenti. Ad Alessandria d’Egitto, in segno di protesta,
un gruppo di ultras ha bloccato i binari della metropolitana.