La Corea del Nord minaccia test nucleari e missilistici a lunga gittata.Usa preoccupati
“Un test nucleare di alto livello” e test missilistici a lungo raggio, avendo come
target gli Stati Uniti. Questo l’annuncio della Corea del Nord, che alza il tiro dopo
il rafforzamento delle sanzioni di martedì disposte dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu,
sulla scia al razzo/satellite lanciato a dicembre. Pyongyang, insomma, inverte lo
schema precedente di deterrenza difensiva, prendendo direttamente di mira gli Usa,
definiti su una nota ufficiale del governo un “nemico giurato”. Da parte sua, Washington
parla di “inutili provocazioni” e il numero uno del Pentagono, Leon Panetta, non nasconde
di essere molto preoccupato. Salvatore Sabatino ha intervistato Rosella
Ideo, docente di Storia Politica e Diplomatica dell’Asia Orientale presso l’Università
di Trieste:
R. – L’escalation
della tensione va vista un po’ nel quadro generale dell’Asia orientale, e soprattutto
nella transizione – piuttosto delicata – dei Kim: Kim Jong-un, il terzo di questa
dinastia “rossa”, sta cercando di avere il più possibile un’immagine di fermezza nei
confronti del suo popolo. I nordcoreani, malgrado tutte le promesse – fatte già un
anno fa – di miglioramento delle loro condizioni di vita, vivono ancora in maniera
molto disagiata.
D. – Kim Jong-un vuole farsi conoscere anche a livello internazionale
…
R. – Esattamente. In più, in quest’ultimo periodo ci sono state le elezioni
negli Stati Uniti d’America, in Corea del Sud, in Giappone, e in questi ultimi due
Paesi sono emersi come leader due conservatori; e poi, soprattutto, in Cina c’è la
nuova dirigenza, con Xi Jinping.
D. – A proposito di Cina, era l’ultimo grande
alleato di Pyongyang, ma in Consiglio di Sicurezza ha votato a favore delle nuove
sanzioni. La Corea del Nord, da parte sua, ha reagito molto male. Cosa vuol dire,
in termini strategici, questa presa di distanza di Pechino?
R. – Vuol dire
questo: collaborazione con gli Stati Uniti. C’è appunto – ovviamente – questa volontà
della Cina di collaborare con l’amministrazione Obama. Poi, c'è la volontà di dare
un avvertimento alla Corea del Nord di non tirare troppo la corda, perché effettivamente
potrebbe chiudere il rubinetto di tutti gli aiuti che sta dando da anni al Paese …
D.
– Questo avvicinamento di Pechino a Washington ha qualcosa a che fare con la crisi
economica e con il fatto che la Cina abbia acquistato la maggior parte del debito
americano?
R. – Tutt’al più vuol dire che la complementarietà tra Washington
e Pechino è sempre maggiore. E’ chiaro che gli Stati Uniti hanno espresso più volte
la loro volontà non solo di ritornare in Asia, rispetto al periodo di Bush, ma di
avere un ruolo pilota in Asia. E la Cina, dal canto suo, cerca di riaffermare la sua
centralità in Asia orientale.
D. – L’isolamento di Pyongyang, a questo punto,
è diventato praticamente totale. Questo quanto influisce poi sulla popolazione? Ricordiamo
che la Corea del Nord è uno dei Paesi più poveri del mondo …
R. – Guardi, il
dramma è proprio questo. Qui si parla sempre di geopolitica, di rapporti internazionali
ma il dramma è proprio che ci sono 23 milioni di nordcoreani che hanno tirato la cinghia
per tanti anni. In realtà, dalla metà degli anni Novanta la denutrizione ha colpito
intere generazioni di nordcoreani, nel corpo e nello spirito. Quindi, ci sono dei
problemi che andrebbero affrontati in maniera molto decisa da parte della comunità
internazionale …