Congo: a Kampala in stallo i negoziati sul Nord Kivu
Nessun incontro diretto tra il governo di Kinshasa e la ribellione del Movimento del
23 marzo (M23) e persino il rischio che il mediatore ugandese sospenda i negoziati
a causa di “divergenze persistenti”: ripresi da pochi giorni i colloqui di Kampala
stanno attraversando una fase di stallo che potrebbe tradursi in un blocco totale.
Lo riferisce l’emittente locale ‘Radio Okapi’, spiegando che sono “le rivendicazioni
politiche dell’M23” a ipotecare il proseguimento dei negoziati sponsorizzati dai Paesi
della regione dei Grandi Laghi. In particolare - riferisce l'agenzia Misna - il gruppo
ribelle nato lo scorso aprile nella provincia del Nord Kivu (est) continua a chiedere
l’annullamento delle elezioni generali del novembre 2011, lo scioglimento del Senato
e delle assemblee provinciali, le dimissioni dei governatori e la creazione di un
Consiglio nazionale di transizione che governerà il Paese fino a un nuovo voto. L’M23
denuncia “brogli su vasta scala” durante l’ultima tornata elettorale ed evidenzia
il malfunzionamento della Commissione elettorale nazionale indipendente (ceni) e della
Corte suprema di giustizia. La delegazione governativa respinge le rivendicazioni
politiche formulate dai ribelli, definendole “un grande scherzo”. Alla luce delle
crescenti divergenze, mercoledì il ministro ugandese della Difesa, Crispus Kiyonga,
ha avuto colloqui separati con i rappresentanti delle due parti contendenti. La decisione
di Kiyonga, che sembra chiudere la porta a tematiche di discussione che rimettano
in causa la legittimità del presidente congolese Joseph Kabila, è stata fortemente
criticata da una parte delle ribellione che lo ha accusato di “parzialità” e ne chiede
la sostituzione. Ma gli stessi miliziani appaiono divisi sul da farsi, tra quelli
propensi a continuare a partecipare ai colloqui di Kampala e quelli favorevoli a un
ritiro. I negoziati sono cominciati il 9 dicembre per poi essere sospesi durante le
festività di fine anno. Dalla ripresa, il 5 gennaio, l’M23 ha concesso un cessate-il-fuoco
unilaterale e, il 16, le due parti hanno finalmente approvato l’ordine del giorno
dei lavori che prevede di procedere a una revisione dell’accordo di pace firmato il
23 marzo 2009 (tra Kinshasa e l’allora ribellione del Congresso nazionale di difesa
del popolo, antenata dell’M23, ndr), di valutare una serie di questioni di sicurezza,
sociali, politiche ed economiche ma anche l’adozione di un piano di uscita dalla crisi.
Intanto dai Capi di stato maggiore dei Paesi dei Grandi Laghi e dell’Africa australe
sono arrivate pesanti critiche ai caschi blu della locale missione Onu (Monusco),
dispiegata da tempo nell’est del Congo, e una proposta che coinvolge direttamente
l’Unione Africana (Ua). “Raccomandiamo all’Africa di prendere il testimone dalla Monusco.
Le Forze africane possono fare meglio rispetto a forze internazionali che vengono
da fuori e non sanno quello che fanno. La Monusco ha fallito nel suo compito di proteggere
i congolesi” si legge in una dichiarazione a firma del Capo di stato maggiore ugandese
Aronda Nyakairima. Della possibilità di dispiegare una forza internazionale neutrale
nella provincia del Nord Kivu, per monitorare l’instabile confine tra Congo e Rwanda,
si discuterà al XX vertice dell’Unione Africana che si apre oggi ad Addis Abeba. (R.P.)