10 anni fa la morte di Gianni Agnelli. Il Papa: si impose per le sue notevoli qualità
di imprenditore
In un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, Benedetto
XVI esprime la “sua sentita partecipazione e la sua preghiera” nel decimo anniversario
della morte del senatore Giovanni Agnelli. L’Italia lo ha ricordato con una Messa
solenne, ieri mattina, nel Duomo di Torino, presieduta dall’arcivescovo Cesare Nosiglia.
Presenti alla celebrazione, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, familiari,
politici, esponenti della Fiat e della Juventus e tanta gente che ha potuto seguirla
attraverso un maxi-schermo montato all’esterno della Cattedrale. Il servizio di Debora
Donnini:
“Una personalità
che, per oltre mezzo secolo, si impose all’attenzione nazionale e internazionale per
le sue notevoli qualità di imprenditore”. Così il Papa in un telegramma ricorda l’avvocato
Giovanni Agnelli, a dieci anni dalla sua scomparsa. Richiamando “la sua fede che ne
ha coronato la lunga e feconda esistenza”, Benedetto XVI affida la sua anima alla
materna intercessione della Vergine, aggiungendo il suo “personale orante ricordo”.
Una folla commossa ha riempito la Cattedrale di Torino, adornata con fiori bianchi
e gonfaloni delle istituzioni locali, della Fiat, della Juventus. Nell’omelia mons.
Nosiglia ha affermato che Giovanni Agnelli “ha speso la parte conclusiva della propria
vita a lottare, con tutte le sue forze e la sua intelligenza, per difendere non solo
la sua fabbrica, ma tutto quanto essa rappresentava per Torino e per l’Italia”. L’avvocato
aveva la consapevolezza che, in un mondo globalizzato, “non si trattava solamente
di custodire una bandiera” – prosegue l’arcivescovo – ma di salvaguardare il fitto
patrimonio di attività accumulato nei decenni.
Ad attendere il capo dello
Stato sul sagrato della Cattedrale, il presidente della Fiat, John Elkan con la moglie
Lavinia e Lapo Elkan. Oltre alla vedova di Gianni Agnelli, Marella, a prendere parte
alla celebrazione esponenti dell’azienda e del mondo imprenditoriale, a cominciare
dall’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, politici, tre ministri
– Elsa Fornero, Francesco Profumo e Vittorio Grilli -, rappresentanti della “sua”
Juventus come il capitano Gigi Buffon e i ragazzi della primavera della squadra bianconera.
E’ importante manifestare anche pubblicamente “sentimenti di riconoscenza”
per i frutti del suo impegno, sottolinea ancora l’arcivescovo. Anche per aver creato
sul territorio nuove opportunità di lavoro. “È questo oggi un richiamo - afferma
mons. Nosiglia - per tutti coloro che possiedono questo ‘talento’, fatto di risorse
e opportunità e sono chiamati a metterlo a disposizione per il bene di tutti, ricercando
vie innovative e coraggiose” per riportare speranza nel futuro “di cui non solo la
nostra Città, ma l’intero Paese ha bisogno”. E la fede è uno di quei talenti per costruire
un futuro di progresso. In un messaggio, l’arcivescovo emerito di Torino, il cardinale
Severino Poletto, sottolinea che riguardo alla Fiat di oggi, Agnelli saprebbe trovare
il coraggio “di osare strade e scelte innovative” per superare la stagnazione lavorativa
e soprattutto “per garantire il radicamento a Torino di questa azienda” molto ridimensionata
rispetto ai suoi tempi, ma che deve continuare nella responsabilità di sentirsi chiamata
“a rimanere un riferimento importante”.