Gli industriali: puntare sul manufatturiero per rilanciare il made in Italy
Confindustria lancia la sua agenda. Per il presidente Giorgio Squinzi bisogna rafforzare
il manifatturiero e puntare a un aumento del Pil di almeno il 2%. Aspetti questi che
secondo le aziende mancano dai programmi dei partiti. Obiettivo è anche rilanciare
la produzione industriale che a novembre, in un anno, è calata del 7,6%. Alessandro
Guarasci:
Un po’ tutti
i partiti promettono di defiscalizzare le nuove assunzioni, ma sarà difficile prevedere
nuovi posti di lavoro se l’industria non riparte. Basta dire che gli ordinativi a
novembre sono risultati in calo del 6.7 per cento su base annua. Nodo cruciale per
Confindustria è rafforzare l’incidenza del manifatturiero sul Pil, portandolo fino
al 20%. Dunque puntare sul made in Italy, dice Fiorella Tombolini, a capo di
un’azienda di abbigliamento.
“Questo è un valore su cui bisogna costruire
una seria politica industriale che naturalmente passi attraverso la valorizzazione
dei nostri asset. Il nostro “know how” sul manifatturiero, il nostro grande patrimonio
storico e culturale e una seria politica sulla ristrutturazione del nostro territorio
che tenga conto anche di una sostenibilità a livello naturale delle nostre terre perché
questo è un valore che non va toccato”.
Confindustria aggiunge che si migliorasse
l’efficienza della pubblica amministrazione dell’1 per cento il Pil potrebbe crescere
dello 0.9%. E’ un punto centrale anche per l’Ucid, il vicepresidente Manlio D’Agostino.
“Minori
tempi della burocrazia, minore pressione della burocrazia e quindi velocizzazione.
Se non andiamo in parallelo con queste cose, l’assumere una nuova persona con un costo
agevolato, poi, alla fine, si riduce in un intervento poco efficace”.
Più
efficienza della pubblica amministrazione significa anche meno debito pubblico.