Mali: continua l'avanzata delle truppe locali. Testimonianza del curato di Bamako
Nel Mali continua l’avanzata delle truppe locali e dell’esercito francese, dopo la
riconquista delle città di Konna e Diabali, che erano state occupate dagli islamisti.
Ma come vive questa situazione la popolazione locale? Nell’intervista di Davide
Maggiore, risponde da Bamako don Timothée Diallo, curato della cattedrale
e responsabile delle comunicazioni dell’arcidiocesi:
R. – La prise
de cettes deux villes… La presa di queste due città ci ha molto preoccupato, perché
se i francesi non fossero venuti a soccorrerci penso che gli islamisti adesso sarebbero
a Bamako. La gente è molto preoccupata, non si sapeva cosa stesse accadendo. Con l’arrivo
dei francesi la gente è fiduciosa. Qui a Bamako, la situazione è normale, la gente
vive normalmente, non ci sono problemi per il momento, anche se ci sono molti controlli,
ci sono molte pattuglie in città, giorno e notte, soprattutto la notte. Questo ci
rassicura molto perché si parla di infiltrazioni: ci sono alcune persone, alcuni islamisti,
che sono stati arrestati in città dalle forze dell’ordine.
D. – Avete anche
informazioni sulle città del nord?
R. – On est loin de villes du nord… Siamo
lontani dalle città del nord per sapere quello che succede effettivamente, perché
la comunicazione è interrotta, non ci sono reti. Quello che è certo è che le città
di Diabali e di Konna sono state liberate e questo ci ha molto sollevati.
D.
– Molte persone sono sfollate e molti di loro sono adesso a Bamako. La Chiesa, insieme
alle organizzazioni internazionali, cosa fa per assistere questi rifugiati?
R.
– Beaucoup, beaucoup de gens ont fui le nord… Molte persone sono fuggite dal nord
con l’arrivo degli islamisti, sia musulmani che cristiani. Per esempio, per quanto
riguarda gli studenti, la Chiesa li ha accolti: alcuni studenti sono venuti dalla
scuola cattolica di Gao a Bamako, che li ha accolti. Inoltre, ci sono molti rifugiati:
fin dallo scorso mese di aprile, avevamo aperto un centro di accoglienza per dare
loro un alloggio. Poi, riguardo alla sicurezza alimentare, la Chiesa ha fatto censimenti
a livello dei quartieri e ha portato un po’ di riso a tutti i profughi che sono stati
censiti nei quartieri, quindi abbiamo potuto dare riso ai rifugiati e agli sfollati
di altri luoghi.
D. - Vuole dire qualcosa a coloro che ci ascoltano?
R.
– On demande la prière… Chiediamo la preghiera, bisogna pregare molto per il Mali.
Stiamo attraversando una situazione molto difficile. Nelle nostre chiese, tutti i
giorni preghiamo per la pace, perché la pace ritorni. A coloro che ci ascoltano chiedo
di unirsi a noi nella preghiera perché possiamo trovare una stabilità, soprattutto
politicamente: a livello dello Stato, i politici non vanno d’accordo. Bisogna assolutamente
che tutti possano vivere nella tolleranza. C’è stata una crescita degli islamisti
in tutto il Paese e penso sia stata la mancanza di tolleranza ad aver causato tutti
questi problemi.