2013-01-22 15:29:39

Crisi economica e salute mentale: a Roma convegno con dati e soluzioni per i più fragili


Cosa cambia nella popolazione e nei servizi di salute mentale a causa della crisi economica e quali le soluzioni che questo momento di difficoltà può suggerire? Questo quesito è stato al centro del Convegno scientifico organizzato a Roma dalla Società italiana di Epidemiologia Psichiatrica (Siep) e dall'Istituto superiore di sanità. Ma c'è una relazione effettiva tra disagio mentale e crisi e in che termini? Gabriella Ceraso lo ha chiesto al presidente della Siep, Francesco Amaddeo:RealAudioMP3

R. – Non abbiamo studi pubblicati, almeno in Italia, ma ci sono studi pubblicati in Europa che dimostrano che dal 2008 è aumentato il numero dei suicidi nell’area euro. La depressione aumenta, ma aumentano anche le patologie come l’ansia e il panico, consumo alcolici e di sostanze e anche il gioco d’azzardo. In Italia, abbiamo la percezione degli operatori che vedono sempre più utenti che portano negli ambulatori problemi legati al lavoro, alla precarietà.

D. – Quindi, questo significa richieste di antidepressivi, di antipsicotici o no?

R. – Non necessariamente richieste di farmaci, ma richieste di supporto. In tutti i servizi si fa supporto psicologico. I servizi offrono anche l’assistenza diurna nei Centri di salute mentale, le attività riabilitative… Oggi, quasi tutti i servizi italiani collaborano, per esempio, con la cooperazione sociale.

D. – Fare rete è dunque fondamentale?

R. – Sì. Questo è quello che i servizi o già fanno o devono imparare a fare, perché se si riducono le risorse, in alcuni casi queste possono essere supplite dalla cooperazione, dall’auto-aiuto.

D. – Come si sta reagendo? Perché c’è una spending review in atto…

R. – Mettendo in campo interventi di provata efficacia, interventi appropriati: questo è il modo migliore. Questo vale ancora di più per la salute mentale, perché c’è un’area grigia tra l’appropriatezza e la non appropriatezza ed è necessario che quest’area grigia sia chiarita dagli studi. Infatti, continuare a fare interventi di cui non si sia provata l’efficacia, potrebbe significare sprecare risorse. Ancora di più, bisogna fare attenzione all’etica delle scelte.

D. – Nulla oggi fa pensare che non si chiederanno altri sacrifici, anche a livello di servizi. Quali sono le sue urgenze e, se ci sono, quali le priorità?

R. – Noi prevediamo, come società scientifica, che dalla crisi possa nascere un’opportunità: i servizi possono ripensare al loro modo di operare, mettendo in campo una maggiore appropriatezza, una maggiore qualità delle prestazioni che vengono offerte. Infatti, è ormai dimostrato da molti studi europei che se si offrono prestazioni di qualità, si riesce poi nel giro di qualche anno anche a ridurre i costi.

D. – Siamo vicini alle elezioni, tutti stanno facendo le loro richieste e avanzando un’agenda di priorità. Se lei dovesse segnalare a chi ci guida quali siano le priorità nel vostro settore, dovesse fare delle raccomandazioni?

R. – Sicuramente, investire di più nella salute mentale è una delle cose fondamentali. In Italia, noi abbiamo un’incidenza della spesa per la salute mentale che rappresenta il 3% della spesa sanitaria. Nell’area dei 27 Paesi europei, è intorno al 5%, mentre in Inghilterra è di circa il 10 %. Però, non è soltanto una questione di soldi: noi abbiamo bisogno che le istituzioni siano attente nella pianificazione dei servizi. Esistono le conoscenze scientifiche, da una parte: tutta questa formazione però non viene acquisita a livello decisionale.







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