2013-01-21 07:59:59

Siria. Scontri a Damasco e Idlib. Mons. Zenari: è una tragedia quotidiana


Domenica di sangue in Siria; solo ieri una settantina le vittime. Gli scontri si concentrano soprattutto nei sobborghi di Damasco e a Idlib. Sentiamo Marina Calculli:RealAudioMP3

I raid più violenti si abbattono su Daraa, vicino alla capitale, ma anche su Homs, Idilib e Dayr al Zawr. Sabato, i combattimenti tra curdi e militanti islamisti nei pressi di Rass-el-ein avevano provocato 300 morti. E intanto a dispetto delle richieste dell'opposizione della comunità internazionale sabato il ministro degli esteri Mhallem ha ribadito che non c'è spazio per trattare di una sostituzione di Bashar. Intanto però la mamma del rais ha raggiunto suo figlio a Dubai. Nel Paese ha fatto ingresso da venerdì una missione umanitaria delle Nazioni Unite guidate da John Ging. I membri della missione sono sttai accolti dal vice-ministro degli esteri Faisal Muqdad e altri ministri. A Istanbul, invece, si è riunita ieri la coalizione nazionale siriana con l'obiettivo di designare il primo ministro in esilio. Il meeting ha anche avuto l'obiettivo di preparare una riunione ufficiale dell'opposizione siriana che si terrà il 28 febbraio a Parigi.

In Siria, dunque, si continua a vivere un clima di violenza come conferma al microfono di Debora Donnini, il nunzio apostolico a Damasco, mons. Mario Zenari:RealAudioMP3

R. – La situazione, purtroppo, da quello che vediamo e sentiamo anche con le nostre orecchie, va di male in peggio. Qui, a Damasco, sono quotidiane le esplosioni che si sentono, i voli aerei dei cacciabombardieri che si levano in volo… In altre parti del Paese è la stessa cosa. Direi che purtroppo è diventata una tragedia quotidiana, le esplosioni, gli attacchi… Purtroppo, la soluzione di questo conflitto sembra farsi sempre più ingarbugliata, con ogni giorno che passa: è molto difficile vedere la fine del tunnel.

D. – Al dramma della violenza e dei morti, si aggiunge un inverno particolarmente rigido che sta pesando molto sulle persone…

R. – Questo inverno è incominciato in una maniera più rigida del solito: è caduta abbondante neve, una settimana fa. La gente non sa più come riscaldarsi e come scaldare il cibo. Ho sentito dire che in alcuni posti, ad esempio ad Aleppo, la gente ha anche incominciato a tagliare gli alberi, che è proibito perché in alcune zone della Siria si è al limite del deserto: tagliare una pianta, quindi, è una cosa gravissima. Però, questa povera gente non ha gas né gasolio, non sa come scaldarsi quel po’ di cibo né come scaldare l’acqua e quindi si arriva anche a questo. Guardando la situazione in generale – l’inverno e la penuria di cibo, di medicinali, di coperte e del riscaldamento di casa per tanta gente – io credo che siamo veramente in una situazione di emergenza, di una grave crisi umanitaria e che la comunità internazionale debba agire, prenderne atto e sollecitare le parti in conflitto ad una tregua umanitaria. La gente non può più sostenere questa rigida stagione invernale con scarsità enorme di cibo, di vestiario e di medicinali.

D. – In che modo la fede sta aiutando i cristiani ad affrontare questa grave situazione?

R. – I cristiani, qui in Siria, sono cittadini arabi, siriani a pieno titolo e anche loro soffrono le terribili conseguenze di questo sanguinoso e lungo conflitto. Anche loro hanno avuto vittime e feriti, anche loro sono stati sfollati e tanti di loro non hanno lavoro, come tutti, e soffrono la stessa situazione di povertà e di indigenza. Tra le vittime, vorrei ricordare una suora che nell’esplosione di alcuni giorni fa, avvenuta all’università di Aleppo, mentre stava tornando a casa – era già vicina al suo convento – purtroppo non è tornata a casa: si teme che, poveretta, abbia condiviso la sorte delle vittime di questa terribile esplosione.







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