Ciad: prime dichiarazioni di mons. Russo rientrato a Doba
“Bisogna adesso più che mai continuare il dialogo. La Chiesa è in Ciad anche per questo.
Evangelizzazione e promozione umana vanno di pari passo. Quando una delle due parti
rinuncia al dialogo, assume un atteggiamento autoreferenziale e dittatoriale, è lì
che nasce il problema” dice il vescovo di Doba, mons. Michele Russo, in un’intervista
inviata all’agenzia Fides da padre Alfonso M. Bruno, dei Francescani dell’Immacolata.
Mons. Russo è tornato in Ciad l’8 gennaio, dopo essere stato espulso dal governo di
quel Paese il 12 ottobre 2012, dopo che una sua omelia, tradotta in lingua gambay,
era stata trasmessa da una radio locale. Mons. Russo afferma che prevede di incontrare
presto il Primo Ministro e il Ministro della Comunicazione. “Ci tengo a chiarire -
sottolinea il vescovo - la faccenda della traduzione della mia omelia, ritrasmessa
dalla radio diocesana. La nostra emittente, ‘La Voix du paisan’, gestita con competenza
dai Francescani dell’Immacolata, aveva ricevuto un richiamo formale, ma non è mai
stata sospesa dal governo, così come qualche media in Italia ha dichiarato. Il direttore
è padre Clemente Bonou che non poteva valutare le sfumature della lingua gambay, essendo
lui di nazionalità beninese. Il traduttore ci avrà pur messo qualcosa di suo, ma non
capisco perché il ministero della comunicazione non abbia voluto la registrazione
della mia omelia e si sia solo basato sulla traduzione di un prete ciadiano”. Nella
sua omelia mons. Russo aveva criticato la gestione dei proventi del petrolio estratto
in Ciad. “Il Ciad ha tutte le carte in regola per essere un Paese sviluppato. Conta
solo undici milioni di abitanti! Basterebbe per soli venti giorni recuperare i proventi
del suo petrolio per costruire tutte le infrastrutture che mancano” ribadisce il vescovo.
“Le compagnie petrolifere hanno costruito qualche ospedale senza medici né attrezzature,
e uno stadio da calcio a Doba, dove non c’è nemmeno il pallone da gioco! Oltre ad
essere iniquo, il contratto sullo sfruttamento del petrolio è decaduto! Venne studiato
per trecento pozzi di petrolio. Oggi ne sono attivi duemila”. “In questo Anno della
Fede - conclude mons. Russo - confidiamo che con l’opera di evangelizzazione e di
moralizzazione della società, attraverso l’istruzione e l’esempio della carità, si
possa elevare l’insieme del Ciad, un Paese che amo, per il quale sono contento di
spendermi, senza temere qualsiasi forma di ricatto o di ritorsione. La mia azione
pastorale è in comunione con il resto dell’episcopato per un’opera pacifica e costruttiva,
dove la Chiesa cattolica è in prima linea per lo sviluppo ed apprezzata anche dai
non cristiani”. (R.P.)