Assisi. Capitolo generale dei Frati Conventuali per eleggere il successore di San
Francesco
Novantanove Frati Minori Conventuali, provenienti dai cinque continenti, in rappresentanza
di 65 nazioni sono riuniti fino al 17 febbraio ad Assisi per eleggere il successore
di San Francesco nel 200.mo Capitolo generale. L’appuntamento, che si ripete ogni
sei anni, compie otto secoli di storia. Attualmente, la famiglia è guidata da padre
Marco Tasca: l’elezione del nuovo ministro generale avverrà il prossimo 29 gennaio.
Sul significato del Capitolo generale, Paolo Ondarza ha intervistato il direttore
della Sala Stampa del Sacro Convento, padre Enzo Fortunato:
R. – Un momento
direi tra i più forti della Famiglia francescana conventuale: 99 frati si ritrovano
ogni sei anni – provenienti da cinque continenti, 65 nazioni – non solo per fare una
verifica del sessennio trascorso, ma anche per eleggere il ministro generale, il successore
di San Francesco, e programmare il prossimo sessennio. La cosa importante è che questi
capitolari si ritroveranno “a tu per tu” con San Francesco.
D. – Ci si ritroverà
“a tu per tu” con San Francesco sia perché si è al cospetto della tomba del “Poverello
di Assisi”, ma anche perché quest’anno il capitolo è giunto alla sua 200.ma elezione,
ad 800 anni dal primo Capitolo…
R. – Sono trascorsi 800 anni di storia: pensiamo
a quel primo momento, nel 1209, quando San Francesco, con i primi 12 compagni, si
ritrovò davanti al Papa che approvò il primo momento fondativo. Benedetto XVI ha ricordato
una cosa bellissima: la Regola francescana sa di perennità, perché è innervata dal
Vangelo ed il Vangelo è perenne, è una parola eterna, fresca, viva.
D. – Punti
fermi, dunque, il Vangelo e la Regola di San Francesco: entrambi vanno calati nei
contesti in cui voi vi trovate, 65 nazioni…
R. – Io penso, solo per dare uno
sguardo all’Italia, a quello che i Francescani Conventuali stanno vivendo: accanto
ai carcerati, con i tossicodipendenti o a coloro che soffrono di alcolismo. Oppure,
penso a chi, come noi, si occupa di comunicazione. Direi che il carisma francescano
abbraccia, davvero, un po’ i colori della vita. Credo che nel carisma francescano
ci siano realtà molto, molto forti, che toccano il cuore di ogni uomo e di ogni cultura.
Penso alla fraternità: l’uomo ha un bisogno forte di essere accolto, ascoltato ed
incoraggiato e la fraternità è una risposta a questo anelito profondo del cuore umano.
Penso anche alla dimensione della pace: Gesù è la nostra pace e ci dà la possibilità
di portare una parola di amore dove c’è odio. Il cuore dell’uomo desidera, ovunque
si trovi, la pace. Francesco è una risposta a questo.
D. – Questa risposta
sarà poi quella che dovrà essere “presentata” all’uomo contemporaneo da chi succederà
a San Francesco, ovvero, da chi sarà eletto da questo Capitolo generale…
R.
– Sicuramente. È molto positivo e incoraggiante – ha constatato l’attuale ministro
generale – il dato relativo ad un consistente sviluppo numerico di frati, in alcuni
continenti come Asia, Africa ed America Latina. Si guarda a questi continenti non
solo come possibilità vocazionali, quindi di crescita numerica dei frati, ma anche
come sfide che da queste culture giungono a noi. Stiamo parlando di territori martoriati
dalla povertà, da disuguaglianze, da persecuzioni. Penso ai tanti cristiani perseguitati:
i Francescani li accolgono, li difendono e fanno di tutto per far sì che il martirio
e la fatica diventino seme di nuove vocazioni, di cristiani che rispondono al Vangelo.