Lettera di mons. Di Noia ai lefebvriani: il Papa vi attende, vostro futuro è nell'unità
della Chiesa
I rapporti della Santa Sede con la Fraternità Sacerdotale San Pio X rimangono “aperti
e pieni di speranza”. Si apre così la lunga lettera che, in occasione dell’Avvento,
l’arcivescovo Joseph Augustine Di Noia, vicepresidente della Pontificia Commissione
Ecclesia Dei – l’organismo vaticano preposto alla ricomposizione dello scisma
lefebvriano – ha indirizzato per iniziativa personale, e dunque non in veste ufficiale,
ai membri della Fraternità francese. Il testo della missiva è consultabile in forma
integrale sul sito del “Il Sismografo”, in lingua inglese (al link “ilsismografo.blogspot.it/2013/01/vaticano-full-text-of-advent-letter.html#more)
e in lingua francese (al link “ilsismografo.blogspot.it/2013/01/vaticano-texte-integral-de-la-lettre-de.html).
Articolata
in una introduzione, due paragrafi dedicati al “Mantenere l’unità nella Chiesa” e
al “Posto della Fraternità Sacerdotale nella Chiesa”, e una conclusione, la lettera
passa in rassegna le difficoltà del passato alla luce di una costatazione, sottolineata
con chiarezza nel finale, e cioè che “Papa Benedetto XVI è estremamente desideroso
di superare le tensioni esistenti nella Chiesa e la vostra Fraternità”. Tuttavia,
mons. Di Noia rileva inizialmente come, nonostante i passi di dialogo compiuti dalla
Chiesa, “il tono e il contenuto” di recenti dichiarazioni di autorevoli membri della
Fraternità abbiano suscitato “perplessità circa la reale possibilità di una riconciliazione”.
In tali circostanze, afferma mons. Di Noia, appare chiaro che un “nuovo elemento”
debba essere introdotto nel confronto, se non si vuole apparire “agli occhi della
Chiesa, del grande pubblico e, in fondo di noi stessi, come impegnati in uno scambio
cortese ma senza speranza né frutto”.
Insistendo, alla luce della Scrittura
e del magistero ecclesiale, sul dovere del mantenimento dell’unità della Chiesa, mons.
Di Noia riconosce che “la vera unità è un dono dello Spirito”, ma anche che “le nostre
decisioni e le nostre azioni ci rendono – scrive – in grado di cooperare per l’unità
dello Spirito o di agire contro i suggerimenti dello Spirito”. Per questo, il presule
fa appello alle virtù dell’umiltà, della mansuetudine, della pazienza e dell’amore
che possono aiutare a “riconoscere la bontà” delle posizioni di altri che, pur non
condivise, possono essere esaminate “in spirito di apertura e di buona fede”.
Circa
il posto della Fraternità S. Pio X nella Chiesa, mons. Di Noia asserisce che esso
risiede nella radice del carisma che fu approvato nel 1970: “formare sacerdoti per
il servizio del popolo di Dio”. Dunque, precisa, non viene richiesto alla Comunità
francese di abbandonare lo “zelo” che fu del suo fondatore, mons. Lefebvre, tutt’altro,
bensì di “rinnovare” la fiamma di quello zelo nel formare uomini al servizio di Cristo.
Non è quindi proprio del carisma “il compito di giudicare e correggere la teologia
o la disciplina di altri nella Chiesa”, facoltà propria del Pontefice.
Mons.
Di Noia conclude con realismo, ponendosi questa domanda: “Una riconciliazione ecclesiale
immediata e totale porrebbe fine al sospetto e alla diffidenza sorte da entrambe le
parti? Probabilmente non sarebbe così facile”. Poiché, riconosce poco dopo, le nostre
anime “devono prima essere sanate, purificate dall’amarezza e dal risentimento” nati
da trent’anni di “amarezze e risentimento” reciproci. “Ma quello che cerchiamo – soggiunge
– non è un’opera umana: noi cerchiamo la riconciliazione e la guarigione per grazia
di Dio”. “L’unico futuro immaginabile per la Fraternità Sacerdotale – conclude mons.
Di Noia – è sul cammino verso la piena comunione con la Santa Sede, l’accettazione
di una professione di fede incondizionata nella sua pienezza, e quindi con una vita
sacramentale, ecclesiale e pastorale ben ordinata”. Il suggello della lettera, mons.
Di Noia lo lascia all’esortazione di S. Paolo ai cristiani di Efeso: vivete “in maniera
degna della vocazione che avete ricevuto con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza,
sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello spirito
per mezzo del vincolo della pace”. (A cura di Alessandro De Carolis)