Kenya: i vescovi chiedono pace e giustizia a Tana River
“Siamo addolorati e scioccati dalle violenze e i morti in questa parte del Paese,
ma siamo ancor più sorpresi del fatto che, nonostante una massiccia presenza di agenti
e forze di sicurezza dispiegati per prevenire questi episodi e gli incontri per la
pace e la riconciliazione, nulla sia cambiato”: a scriverlo sono i vescovi del Kenya
di ritorno da un sopralluogo nella zona di Tana River, teatro di violenze che negli
ultimi cinque mesi hanno causato circa 200 vittime. In una nota della commissione
giustizia e pace della Conferenza episcopale (Cjpc) inoltrata all'agenzia Misna al
termine della visita, i vescovi rivolgono un appello alle popolazioni, sottolineando
che “la violenza genera violenza” e che bisogna fermare “la spirale delle vendette,
prima che queste coinvolgano l’intera regione”. Il distretto di Tana River, nella
provincia meridionale costiera del Paese, è stato più volte in passato epicentro di
attacchi e scontri tra le comunità rivali Pokoma, per lo più agricoltori, e Orma,
nomadi e allevatori, per il controllo dei terreni e delle fonti idriche. Fonti di
stampa e interlocutori locali tuttavia, ipotizzano che la recrudescenza nelle ostilità
dallo scorso settembre ad oggi, possa essere alimentata da politici locali e interessi
di società straniere per lo sfruttamento dei terreni agricoli della zona. A conferma
di questa lettura, i vescovi chiedono alle autorità di “indagare circa i collegamenti
tra il conflitto e possibili interessi di forze straniere o di pochi individui” assicurando
alla giustizia “tutti coloro che risulteranno coinvolti in omicidi e distruzione di
proprietà”. Nel documento, firmato tra gli altri dai vescovi di Malindi e Mombasa,
Emanuel Barbara e Boniface Lele, si chiede al governo di Nairobi una “investigazione
indipendente per valutare le accuse di omesso soccorso nei confronti delle forze di
polizia” e di affrontare “i fattori strutturali del conflitto e l’incertezza associata
al sistema di distribuzione delle terre e alla scarsa presenza di forze di sicurezza”.
(R.P.)