2013-01-19 08:23:26

In Mali i ribelli perdono terreno. L'arcivescovo di Accra: intervento francese è ricolonizzazione?


Quanto accaduto in Algeria è legato a doppio filo con la difficile situazione che si sta vivendo in Mali. Non è un caso, infatti, che ieri i terroristi responsabili dell’attacco nell’area petrolifera di Is Amenas abbiano chiesto ai francesi di lasciare il Paese africano. Proprio grazie alla presenza dei militari di Parigi, vaste aree del Paese finite nellepotrebbero a breve essere liberate. Il servizio è di Giulio Albanese:00:01:02:50

Sostenuto e sospinto dai francesi - che ormai hanno raggiunto le 1.800 unità, in attesa di ulteriori rinforzi - l’esercito maliano avanza nel Nord del Paese, strappando ai ribelli jihadisti Konna, mentre a Diabaly regna una sorta di calma apparente. Addirittura c’è già chi dice che quest’ultima cittadina sia stata abbandonata dai jihadisti. Comunque è chiaro che la pressione militare francese comincerebbe a far sentire i suoi effetti sul campo. Parigi, naturalmente, è sempre più intenzionata a non restare sola e guarda a Londra sperando di ricostituire in Mali l’accoppiata vincente che lanciò l’offensiva in Libia nel 2011. Intanto, le agenzie umanitarie sono preoccupate per i profughi che, tra rifugiati e sfollati, potrebbero raggiungere, in un breve lasso di tempo, le 400mila unità nei prossimi mesi e le loro testimonianze sono già adesso raccapriccianti. Stamane, si attendo gli esiti di una riunione prevista ad Abidjan dell’Ecowas/Cedeao, nella quale si dovrebbe fare il punto sul dispiegamento della forza d’intervento multinazionale dei paesi dell’Africa Occidentale, autorizzata dal Consiglio di Sicurezza, che stando ad indiscrezioni è segnata da difficoltà logistiche e organizzative d’ogni genere. La Mauritania comunque ha fatto sapere che non interverrà ma che si limiterà a difendere i propri confini.

Il fondamentalismo islamico sta crescendo in Africa: dai Paesi arabi si sta diffondendo nel resto del continente, dalla Nigeria alla Somalia e al Mali. Cresce, così, anche la preoccupazione delle Chiese cristiane africane. Sergio Centofanti ne ha parlato con l’arcivescovo di Accra, in Ghana, mons. Charles Palmer-Buckle:00:02:33:00

R. – Fino al secolo scorso, c’è stata una coesistenza molto pacifica con l’islam africano, perché nell’islam africano non c’erano i fondamentalisti. Diciamo che è da dieci anni in qua che molti musulmani sono andati a studiare in Arabia Saudita, in Egitto, in Kuwait, in Libia e Iran e da questi posti, adesso, stanno portando all’interno dell’islam africano questo fondamentalismo che purtroppo crea problemi all’interno dello stesso islam e all’interno del continente africano. Ma l’islam africano non era caratterizzato dal fondamentalismo.
D. – Sta crescendo quindi anche il ruolo di al Qaeda in Africa?
R. – Che sia al Qaeda, o al Shabaab è difficile da dire. Ma certo, c’è una crescita graduale del fondamentalismo. E allora, si fa presto poi a collaborare con altri fondamentalisti fuori dall’Africa!
D. – Come considerare il ruolo delle potenze occidentali in Africa?
R. – Devo dire, per la verità, che io sono deluso dalle potenze occidentali. Adesso, ad esempio, c’è la Francia che si è impegnata in Mali. Vorrei chiedere: qual è lo scopo reale del coinvolgimento militare, adesso, della Francia? E’ ancora una ri-colonizzazione? Purtroppo la Francia si era impegnata anche nella situazione della Costa d’Avorio e ne abbiamo visto i risultati, alla fine. E’ un Paese che non ha pace e non avrà pace per i prossimi 25 anni, perché le ferite che sarebbe stato necessario arginare, cercare di lenire, questo non l’hanno fatto! Quando vedo interventi di altri Paesi europei, quando si decide – ad esempio – che non si daranno più aiuti finanziari a questo Paese, non si concederà più questo o quell’intervento, io mi domando: è proprio per fare fronte a quella crisi, oppure per creare una situazione molto più difficile, di dipendenza sempre maggiore dall’Europa? Ecco, in questo campo io sono molto deluso dei Paesi europei: non mi fido più, non credo che vogliano sostenere l’Africa per difendere i poveri, quelli che soffrono, gli emarginati. Credo di no.







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