Hein (Cir): nuovo parlamento migliori la legge sul diritto d'asilo per i rifugiati
Dalla nuova legislatura italiana ci si aspetta una svolta nel diritto di asilo. E’
l’appello lanciato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, appoggiato
dal Consiglio italiano rifugiati (Cir): entrambi chiedono di includere il tema dell’asilo
nelle agende di tutte le forze politiche. Sono migliaia i rifugiati che in Italia
sono costretti a vivere in condizioni non dignitose. “E’ evidente che la questione
debba ormai essere riorganizzata in modo strutturale”, spiega Christopher Hein,
direttore del Cir, che chiede di superare la gestione emergenziale che negli anni
ha “contribuito a sperperare risorse pubbliche e rendere l’integrazione dei rifugiati
sempre più complessa”. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:
R. – Qualche
progresso in questi ultimi anni è stato fatto per garantire una migliore protezione
dei rifugiati richiedenti asilo in Italia, questo non è da sottovalutare. Innanzitutto,
bisogna dire, ciò è avvenuto grazie alla necessità di convertire la normativa comunitaria
in legge nazionale. Quindi, abbiamo adesso quello che non avevamo dieci anni fa, una
base per partire. Tra i nodi sui quali adesso vogliamo veramente spingere le varie
forze politiche in campo a impegnarsi, già durante la campagna elettorale, ma anche
dopo, c’è innanzitutto la necessità di un programma per favorire l’integrazione per
chi in Italia è stato accolto come rifugiato. In questo momento, purtroppo, bisogna
dire che non c’è alcuna possibilità per fare il primo passo verso l’accesso al mercato
del lavoro, verso un alloggio autonomo. Un altro aspetto è quello dell’accoglienza.
E’ stato ampiamente documentato quante persone che avrebbero il diritto di avere un
posto in una struttura di accoglienza si trovano letteralmente per strada. Questi
sono temi da affrontare organicamente. Per questo vogliamo, di nuovo, spingere verso
una legge organica, una legge chiara, su tutti gli aspetti che riguardano questo fondamentale
diritto costituzionale ad ottenere asilo. Speriamo che, con un nuovo governo, un nuovo
parlamento, ci sia una maggiore sensibilità su questo tema.
D. – Un aspetto
fondamentale sono i finanziamenti. Il Cir ha già denunciato che anche su quello ci
sono stati drastici tagli…
R. – C’è stata la decisione del governo di cancellare
un’altra volta il fondo dell'8 per mille di diretta gestione dello Stato, deviando
integralmente i fondi alla Protezione civile, quando la legge prevede anche l’assistenza
ai rifugiati. Ho parlato della mancanza di un fondo nazionale per l’integrazione:
avevamo questo fondo, ma è stato cancellato e noi pensiamo eventualmente anche ad
azioni legali.
D. - Spesso, anche i media enfatizzano l’allarme rifugiati,
l’allarme arrivi. Ricordiamo che in Italia la percentuale di rifugiati è veramente
molto esigua rispetto anche ad altri Paesi europei…
R. – Sì e vorrei di nuovo
sottolineare che, se mettiamo a confronto le statistiche di asilo in Italia con Paesi
paragonabili nell’Unione Europea – come la Germania, la Francia, la Gran Bretagna,
ma anche con Paesi ben più piccoli, come la Svizzera, l’Olanda e la Svezia – vediamo
che l’Italia accoglie un numero non molto elevato di richiedenti asilo e rifugiati.
E’ vero che le modalità di arrivo sui barconi a Lampedusa, attraversando il mare,
le tragedie del mare, evocano uno scenario catastrofico, ma dal punto di vista quantitativo
non ha alcun paragone con altri Paesi in Europa. Persino nel 2011, che in Italia sono
arrivati 37 mila richiedenti asilo, l’Italia non è stata al primo posto in Europa,
ma c’era la Germania e a seguire la Francia.