2013-01-18 13:17:17

Lincoln, il presidente che salvò l’anima dell’America


Nello studio ovale, di fronte alla scrivania del presidente Barack Obama campeggia un ritratto di Abraham Lincoln. Una figura che oggi torna ad essere di interesse mondiale anche grazie al kolossal di Steven Spielperg, in arrivo la prossima settimana nei cinema italiani. Per una riflessione su Lincoln, il presidente che abolì la schiavitù dei neri americani e tenne unita la nazione dopo una sanguinosa guerra civile, Alessandro Gisotti ha intervistato l’americanista Giuseppe Mammarella, docente emerito di relazioni internazionali alla Stanford University:RealAudioMP3

R. – Lincoln fa parte di una triade di grandi presidenti: Washington, lo stesso Lincoln e Roosevelt. In questa triade lui ha una posizione molto particolare: mentre Washington crea l’Unione americana, Lincoln la preserva, mentre Roosevelt fa dell’America una grande potenza. Questa è la funzione fondamentale di Lincoln: preservare l’unità del Paese, che è anche la ragione principale della Guerra di Secessione. E’ chiaro che Lincoln combatte per l’emancipazione degli schiavi, ma la funzione principale di Lincoln, e il grande successo di Lincoln, è stato quello di preservare l’unità dell’Unione americana.

D. – Nel preservare l’unità dell’Unione, l’unità della nazione, ha in qualche modo anche preservato l’anima dell’America, come poi si è sviluppata?

R. – Certo. Infatti, alcuni dei suoi biografi sostengono che la grande capacità di comunicare di Lincoln stava nel fatto che venisse identificato come il tipico americano del suo tempo, che accompagnava una certa semplicità di fondo con l’autenticità delle sue azioni, delle sue parole, delle sue condotte. Quindi, un uomo anche di grande moralità.

D. – I discorsi di Lincoln sono pieni di citazioni bibliche ed evangeliche. Si può dire che la dimensione etico-religiosa abbia avuto un ruolo fondamentale nell’impegno del presidente Lincoln?

R. – Dicono che Lincoln avesse l’abitudine di dedicarsi alla contemplazione, spesso astraendosi dalla realtà esterna. C’è un episodio, fra l’altro, abbastanza importante nella storia della Guerra di Secessione, dopo la battaglia di Hampton Roads, che il Nord vince, quando Lincoln decise di emanare l’editto di Emancipazione degli schiavi, nonostante alcuni dei suoi ministri fossero contrari, perché pensavano che questo non fosse il momento più giusto. Dirà Lincoln che egli aveva concluso un’alleanza con l’Onnipotente per liberare gli schiavi, non appena i ribelli fossero stati cacciati dal Maryland. Siccome ciò era avvenuto, si sentiva obbligato a mantenere il suo impegno, che era un impegno nei confronti degli schiavi, ma anche nei confronti dell’Onnipotente. Quindi, c’è questa ispirazione. Lui era, poi, un grande conoscitore della Bibbia e le citazioni bibliche nei suoi discorsi erano frequentissime.

D. – Lincoln ebbe a dire una volta: “Non potrei sostenere per un incarico pubblico un uomo che fosse nemico della religione”. E questo è proprio dello spirito americano. Chesterton affermò: “L’America è una nazione con l’anima di una Chiesa”...

R. – La religione ha sempre avuto un ruolo estremamente importante nella politica americana. E in modo particolare in quegli anni era ancora molto forte l’influenza puritana, che è alla base della creazione della nazione americana.

D. – Ad un secolo e mezzo dalla sua morte, pensando anche al fatto che proprio un afro-americano è oggi alla Casa Bianca, qual è l’eredità, secondo lei, più duratura che il presidente Lincoln ha lasciato agli Stati Uniti?

R. – L’unità del Paese. Oggi l’America è spaccata, come mai lo è stata nel passato recente. Quindi, in questo senso, l’uomo Lincoln è soprattutto il simbolo dell’unità del Paese. E’ comprensibile che l’attuale presidente lo tenga come riferimento, come ispirazione, in un momento in cui appunto il Paese è diviso.







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