La Siria non conosce tregua. Ieri 7 bambine hanno perso la vita in un raid aereo a
sud di Damasco mentre martedì scorso Homs – lo si è saputo solo ieri – è stata teatro
di un massacro con oltre 100 morti, in maggioranza bambini. Intanto l’Onu rivela che
nei prossimi mesi i profughi saranno un milione. Il servizio di Marina Calculli:
Il regime alza
il tiro. Martedì 24 ore di bombardamenti intensi su Homs hanno causato oltre 100 morti,
tra cui molti bambini. E ieri i raid si sono abbattuti ancora sulla periferia di Damasco.
Se nelle ultime settimane si poteva addirittura intravedere qualche spiraglio di negoziazione
tra il regime e i ribelli, adesso la logica sembra essere quella della lotta fino
allo sfinimento. Si combatte inoltre anche a Ras al-Ayn nel nord, una cittadina al
confine con la Turchia, abitata in prevalenza da curdi. Qui lo scontro è tra miliziani
jihadisti e le forze di autodifesa curde. Già a dicembre le due fazioni si erano scontrate.
I curdi restano fedeli al regime di Asad ma la regione al confine con la Turchia è
ormai controllata in gran parte dai ribelli. Inoltre diversi vescovi della regione
hanno lanciato un appello per i 25.000 cristiani, greco-ortodossi e cattolici, isolati
e bloccati nel villaggio di Hassaka, nella Siria orientale. Le strade attorno alla
città sono bloccate ed è difficile poter evacuare la popolazione, che da settimane
non riceve cibo. Infine secondo un quotidiano turco, per Washinton Assad non resterà
al potere per più di 6 mesi ancora.