Fmi: baratro della crisi superato, ma preoccupa la situazione degli Usa
La crisi continua a "mordere". Secondo il Fondo Monetario Internazionale (fMI), il
baratro è stato evitato ma non siamo ancora fuori pericolo. L'emergenza resta il lavoro
sopratutto giovanile. Christine Lagarde ha lodato i Paesi una volta più a rischio,
come Italia e Portogallo, mentre a destare preoccupazione sono oggi gli Stati Uniti
che devono trovare l'accordo sul tetto del debito il prima possibile. Ma sta peggio
l’Europa o l’America nel medio termine? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a
Carlo Altomonte, docente di Politica economica europea presso l’Università
Bocconi di Milano:
R. - In questo
momento, da un punto di vista finanziario sicuramente l’onere dell’aggiustamento è
tutto sugli Stati Uniti. L’Europa ha già fatto i "compiti a casa". Il problema è che
nel momento in cui si fanno i compiti a casa, poi si scontano le conseguenze sul tasso
di crescita reale dell’economia e quindi anche sulla disoccupazione. Quindi, noi stiamo
sicuramente peggio dal punto di vista della crescita della disoccupazione, però probabilmente
in futuro staremo lievemente meglio, perché siamo quelli che hanno già fatto un pezzo
di strada.
D. - La ripresa in Europa, secondo la maggior parte degli analisti,
ci sarà a partire dal 2014. Ma c’è il pericolo che nel frattempo ci sia una ricaduta
della crisi, anche calcolando una possibile onda d’urto da parte della crisi americana?
R.
- Mi pare che i meccanismi di gestione della crisi e delle emergenze ormai siano ampiamente
messi in campo con la Bce e il Fondo salva Stati europeo. Quindi, non siamo sicuramente
disarmati nel momento in cui dall’altra parte dell’oceano dovesse verificarsi un nuovo
acuirsi della crisi finanziaria. Certo, c’è molto da fare sul fronte dell’economia
reale: quindi, tutto il tema delle riforme, della riduzione della pressione fiscale,
dei tagli della spesa... Ovviamente, continuando a mantenere il bilancio come da programma
per ridurre il debito.
D. - Poi, bisognerebbe risolvere anche il problema più
scottante che è quello della disoccupazione, soprattutto giovanile…
R. - Ma
quello non si risolve solo iniziando a crescere e aspettando altri sei mesi dopo l’inizio
del processo di crescita. Purtroppo, la disoccupazione è una brutta bestia nel senso
che parte dei disagi sociali arriva alla fine del ciclo: prima arriva alla finanza,
poi all’economia reale, e poi arriva l’impatto sulla disoccupazione. Quindi, se è
vero che avremo la ripresa alla fine del 2013, secondo me prima della metà del 2014
non ci saranno novità sul fronte occupazionale. A maggior ragione, dobbiamo attrezzarci
affinché lo Stato sociale possa far fronte a queste esigenze. Ma per far questo evidentemente
dobbiamo tagliare gli sprechi.
D. - Si riuscirà a fare questo nel breve termine?
R.
- Il punto fondamentale a livello italiano - e poi europeo - è quello di portare avanti
delle riforme che in qualche misura riattivino i meccanismi di crescita. E per farlo
dobbiamo evidentemente tagliare la spesa improduttiva, destinare una parte di queste
risorse allo sviluppo delle infrastrutture sia fisiche che digitali, e ovviamente
alla tutela sociale delle fasce di popolazione che adesso soffrono sul tema occupazionale.
L’Europa a giugno dovrà trovare un accordo importante sul nuovo bilancio europeo,
su una programmazione di sette anni. In quell’occasione, saranno stanziate diverse
decine di miliardi di euro sul fronte della spesa. E sarà molto importante fare in
modo che i Paesi più euroscettici non taglino queste fonti di spesa, ma anzi magari
le rafforzino proprio sul fronte della spesa in termini strutturali per il rilancio
della crescita.