Il vescovo dell'Aquila in Vaticano: nelle preoccupazioni del Papa, i giovani, le famiglie,
il lavoro
Il Papa, nell’ambito della visita “ad Limina” dei vescovi italiani, ha ricevuto ieri
il secondo gruppo di presuli della Conferenza Episcopale di Abruzzo e Molise. A colloquio
con Benedetto XVI c’era anche mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo dell’Aquila.
Sergio Centofanti lo ha intervistato:
R. – E’ stato
un incontro molto bello. Eravamo sei vescovi. Il Papa ci ha accolti, ha fatto una
foto con noi e con i segretari. Siamo stati tutti nel suo studio, per un colloquio
molto famigliare e molto bello. Lui ha fatto delle domande e ognuno di noi ha esposto
la situazione della diocesi e, in generale, della regione. Il Papa ha ascoltato con
molta, molta attenzione e, soprattutto, ci ha ricordato che siamo nell’Anno della
fede e il ruolo fondamentale della fede. Dalla fede nasce la carità, dalla fede nasce
la speranza, nasce la forza per andare avanti. Ci ha detto che i problemi sono molti,
è vero, ma non sono tutto: il Signore è più grande dei nostri problemi. Poi ha parlato
molto del lavoro, della famiglia e dei giovani. Siccome apparteniamo alle diocesi
del cratere, dove è avvenuto il sisma del 2009, ha chiesto notizie dell’Aquila, di
Avezzano, di Teramo, di Pescara, di Sulmona. Ha ascoltato con tanta paterna attenzione
e quello che ci ha detto è veramente una conferma per la nostra fede e un aiuto forte
per la nostra speranza.
D. – A che punto è la ricostruzione dopo il terremoto?
R.
– Nella periferia dell’Aquila la ricostruzione delle case sembra che si muova più
celermente. Nell’anno 2009-2010, grazie alla Protezione Civile, ad un accordo fra
Protezione Civile e Cei, 43 chiese sono state rese agibili e messe in sicurezza. Purtroppo
solo una delle chiese più antiche, quelle del centro storico, è stata ricostruita,
la parrocchia universitaria, la chiesa di San Biagio d’Amiterno, ora chiamata chiesa
di San Giuseppe Artigiano. La Chiesa di Santa Maria del Suffragio, che usiamo ogni
tanto, è parzialmente agibile, come pure Collemaggio. Siamo fiduciosi. Dobbiamo ricordare
che la Caritas ci ha aiutato a costruire sette centri comunitari, che servono anche
per le celebrazioni liturgiche, e sei locali parrocchiali, spazi per le parrocchie,
che aiutano molto. Ci sono poi in progetto altri centri comunitari. Abbiamo detto
comunque al Santo Padre che non ci scoraggiamo e tutti quanti auspichiamo che la politica,
la burocrazia, lo Stato, si muovano con un po’ più di celerità. E’ forte da noi soprattutto
il problema di chi vorrebbe vedere ricostruita la propria casa, ma è soprattutto drammatico
il problema della mancanza di lavoro.
D. – Quale sarà il destino dell’Aquila,
della sua città?
R. – Io mi auguro che sia un bel destino. Tutti gli aquilani
sognano che sia un bel destino. L’Aquila ha avuto tante prove, tanti terremoti, tanti
drammi segnati dal terremoto, ma è rinata sempre. E’ riuscita sempre a ricostruirsi,
ad andare avanti, e sono sicuro che anche questa volta L’Aquila supererà tutte le
difficoltà. Noi perciò preghiamo ed io lancio l’appello a tutta la comunità diocesana
di continuare a pregare, perché il Signore a noi cristiani dia la forza di guardare
avanti con fiducia, con speranza, e a chi ha responsabilità nella vita politica, amministrativa,
dia non solo la luce per capire la strada da seguire, ma anche la forza, l’impegno
per fare quello che c’è da fare.