Il card. Sarah all’assemblea di "Cor Unum": aiutare l’uomo con beni materiali e spirituali
“Discernimento” e “vigilanza” sono indispensabili nell’opera di carità della Chiesa
sempre illuminata dalla fede. Lo ha sottolineato il cardinale Robert Sarah,
presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum", in apertura ieri dell’Assemblea plenaria
dell’organismo, a Villa Aurelia a Roma, dedicata al tema “Carità, antropologia cristiana
e nuova etica globale”. Roberta Gisotti ha intervistato il porporato:
D. – Carità
cristiana, solidarietà umana ed etica: quali punti di contatto e quali rischi di sovrapposizione
e anche di fraintendimento?
R. – Non dobbiamo dimenticare che tutto viene dalla
carità, da Dio che è amore. Se dimentichiamo l’amore non c’è veramente solidarietà
e possiamo anche concepire le nostre attività di carità solo come umanesimo. Noi,
come struttura della Chiesa, dobbiamo ricordare che tutto è dono di Dio e ciò che
noi facciamo, lo facciamo in nome di Dio. Comunichiamo la sorgente d’amore che viene
da Dio. Questo non viene ricordato. Un uomo che ha bisogno di un aiuto non ha soltanto
bisogno di un aiuto materiale, ma di una consolazione interiore. Questo è il nostro
lavoro: cioè, la solidarietà e la carità devono nascere da Colui che vuole essere
solidale con l’uomo, che è Dio.
D. - Sul piano operativo quali questioni più
urgenti si pongono all’attività di "Cor unum" che si trova ad operare in contesti
politici, sociali, culturali, religiosi, tanto diversi?
R. – Oggi, la sfida
che abbiamo è di notare che c’è una crisi profonda su chi è l’uomo che vogliamo aiutare.
Se questo si è perso, "Cor Unum" deve ricordare che l’uomo è un’immagine di Dio e
non dobbiamo distruggerlo. Oggi la carità vera è aiutare l’uomo perché non sia distrutto,
perché la famiglia non sia distrutta, perché il matrimonio non sia distrutto, perché
l’identità dell’uomo sia conservata come una parte di Dio. L’urgenza oggi è di proteggere
l’uomo, di salvare l’uomo, non soltanto materialmente. Abbiamo troppi beni materiali
ma ci mancano i beni spirituali e "Cor Unum" deve portare questo. Io penso che la
nostra sfida, oggi, è anche la sfida del Santo Padre. Benedetto XVI ne ha parlato
lungamente, durante il Natale, anche ultimamente, nella Messa dell’Epifania. Dobbiamo
affrontare queste deviazioni che distruggono il mondo. E' vero che la crisi economica
distrugge oggi tante persone che perdono tutto, il lavoro... e questo è vero, perché
è distrutta anche la concezione dell’uomo, e se vediamo veramente che l’uomo è una
persona che dobbiamo aiutare, dobbiamo creare una struttura economica che lo aiuti.
Dunque, per me ciò che è veramente importante è di ritrovare la Rivelazione. Non imponiamo
a nessuno la fede cattolica, non è questo lo scopo, ma vogliamo che l’uomo scopra
che non è solo, perché Dio l’ha creato e Dio non può abbandonarlo, sta con lui sempre.
Noi dobbiamo essere come la mano di Dio che manifesta la presenza di Dio, l’aiuto
di Dio, la compassione di Dio. Così vedo il mio lavoro a "Cor Unum" e il lavoro di
tutte le Caritas del mondo: essere una presenza dimenticata, la presenza di Dio.