Filippine: in vigore legge su controllo nascite. Il card. Sgreccia: aprirsi alla vita
è una ricchezza
Nelle Filippine, in vigore da oggi la controversa legge sul controllo delle nascite,
che metterà a disposizione delle classi meno abbienti metodi anticoncezionali e abortivi.
Alla Chiesa locale, da sempre schierata per la salvaguardia della vita nascente e
che ha impugnato la normativa per anticostituzionalità, il governo di Manila risponde
che l’obiettivo della legge è quello di creare nella popolazione maggior benessere.
Su questo equivoco, Giancarlo La Vella ha intervistato il cardinale Elio
Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita:
R. – E’ un equivoco
che può anche determinare un inganno sulle popolazioni, perché in realtà la diminuzione
programmata e controllata delle nascite e quindi della popolazione – a parte il fatto
illecito che questa sia imposta dall’esterno e non lasciata alla responsabilità dei
genitori – a lungo termine comporta un danno economico fondamentale. Molti stanno
pensando proprio che occorre un alto livello – un proporzionato livello – di nascite
perché il livello economico possa essere in attivo e in ripresa.
D. – Perché
è difficile promuovere questi valori?
R. – Sono valori di coscienza che bisogna
far passare, perché l’apprezzamento della vita deve venire ancor prima di sposarsi:
quella di essere aperti alla vita va considerata una ricchezza. I figli sono una risposta
alla vita con la vita, e questo anche come prospettiva di avvenire temporale, oltre
che di ricchezza pedagogica, psicologica e familiare. Questo richiede una formazione
delle coscienze a lungo termine e un’educazione alla responsabilità e alla verità.