2013-01-17 11:57:08

Baggio: cattolici dei movimenti ecclesiali in politica senza strumentalizzazioni


In Italia, il dibattito politico si fa sempre più acceso in vista delle elezioni del 24 e 25 febbraio. Tra gli altri temi sul tappeto c’è anche la questione del ruolo dei cattolici in questo delicato passaggio storico del Paese. Luca Collodi ha intervistato, in proposito, il prof. Antonio Maria Baggio, docente di Filosofia politica all’Università Sophia di Loppiano, fondata dal Movimento dei Focolari:RealAudioMP3

R. – L’idea di base è che il cristiano porta in politica la sua capacità di amare. Tutto ciò che egli fa, quindi, deve essere amore, come viene chiamato da molti “amore sociale”, prima di tutto da Sant’Agostino. Benedetto XVI ha sottolineato tante volte questa scelta importante che il cristianesimo ha fatto nella storia, cioè di non voler dare una interpretazione religiosa al diritto, cioè di avere voluto sempre organizzare il sociale, basandosi sulla natura umana e sulla ragione. Questa essenzialità del cristiano, quindi, che porta in politica la sua capacità di amare, che si costruisce anche nella famiglia, nella Chiesa, e la porta in società, assume poi un linguaggio che non è più un linguaggio ecclesiale o un linguaggio confessionale, ma è il linguaggio della ragione universale.

D. – Oggi molti cattolici di movimenti e associazioni ecclesiali entrano in politica...

R. – Noi continuiamo sempre a ripetere, perché è vero storicamente, che dalla Chiesa viene un nutrimento per la società sia come idee, che come testimonianze e come persone preparate. Quindi, il passaggio da un impegno sociale, dove le persone maturano, ad un impegno politico nelle istituzioni, è naturale. Bisogna naturalmente presidiare ambedue gli spazi. Questi passaggi dal sociale al politico, che sono logici e naturali, e sono la salute stessa della dimensione politica, delle istituzioni - quindi vanno fatti - vanno fatti bene però. Anzitutto, vanno fatti in piena autonomia e come scelta personale di colui che li fa. Bisogna evitare in tutti i modi di dare l’impressione che una persona che opera in un movimento, in una realtà ecclesiale, se la porti dietro entrando in politica. C’è stata in queste settimane la formazione delle liste e molti sono stati contattati dai partiti, perché volevano a tutti i costi che dentro la loro lista ci fosse, che so, il rappresentante del Movimento dei Focolari o dell’Azione Cattolica o degli Scout ecc… Questo è un modo perverso di ragionare, perché nessuno dei cattolici può entrare in politica pensando di rappresentare una realtà ecclesiale. Non è quello il ruolo, infatti: non è la Chiesa che entra in politica, sono le persone che riportano quello che loro hanno e sono. Quindi, bisogna guardarsi bene dall’entrare in politica, dando questa falsa impressione, che ci sia una “ecclesialità” che entra in politica. Non è così. Si entri pure in politica, allora, però – attenzione - avendo cura di non farsi strumentalizzare.







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