2013-01-16 15:19:48

Tensione in Pakistan dopo il mandato d'arresto contro il premier Ashraf


Il Pakistan nel caos dopo il mandato d’arresto emesso dalla Corte Suprema nei confronti del primo ministro, Raja Pervez Ashraf, con l’accusa di aver intascato tangenti ai tempi in cui ricopriva la carica di ministro dell’Economia. Sulle conseguenze interne e internazionali di un eventuale caduta del governo di Islamabad, Giancarlo La Vella ha intervistato Elisa Giunchi, docente di Storia e Istituzioni dei Paesi islamici all’Università di Milano:RealAudioMP3

R. – Anche in presenza delle eventuali dimissioni di Ashraf, comunque il governo potrebbe rimanere in carica fino alla fine del suo mandato e si potrebbe quindi arrivare fino alle elezioni. Ma la grande instabilità, quello che sta accadendo ci ricordano quali siano le insoddisfazioni nel Paese, le insoddisfazioni della classe media verso un governo percepito come corrotto, inefficiente, distante dai bisogni reali della gente e soprattutto, l’ostilità da parte dell’uomo comune che vive una situazione di grandissima difficoltà economica, di instabilità politica.

D. – Il Pakistan è sempre stato un’area strategica per il terrorismo internazionale. Una crisi istituzionale, anche nel caso in cui dovesse coinvolgere ad esempio il presidente Ali Zardari, può dare più spazio a gruppi eversivi, primo tra tutti al Qaeda?

R. – Io credo che la crisi sarà contenuta: solo l’anno scorso la Corte Suprema aveva costretto alle dimissioni il premier precedente, Gilani, che si era rifiutato di aprire un’inchiesta per corruzione relativa a Zardari, senza che il governo crollasse. Il Paese rimane in uno stato di quasi-implosione … ma non credo che sia questo evento che possa far precipitare la situazione nel Paese. Questa crisi è vista con particolare preoccupazione da Washington proprio perché al Qaeda continua ad operare nel Nord-Ovest del Paese, in Kashmir e in Afghanistan, con una qualche forma di connivenza da parte dei settori dell’esercito e dei servizi segreti pakistani. Certo, da più parti si è detto che dietro all’ordine di arresto della Corte Suprema potrebbero esserci le forze armate che sarebbero interessate a governare da dietro le quinte e quindi ad evitare che il Partito popolare pakistano, attualmente al governo, cerchi di erodere il potere delle forze armate, in particolare il controllo che le forze armate esercitano tuttora su due settori vitali, che sono quello della politica regionale, in particolare nei confronti dell’Afghanistan e del nucleare. E quindi, il timore è che se le forze armate riuscissero non ad andare al potere direttamente, perché probabilmente non lo vogliono fare, ma anche solo a controllare un governo provvisorio di tecnocrati o di gruppi affiliati ad al Qaeda o simpatizzanti per al Qaeda, possano consolidare la propria presenza e la propria attività nel Nordovest del Paese.







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