Caritas Mali: la crisi rischia di allargarsi. Piano di azione e stanziamenti
Dopo l’offensiva dei gruppi ribelli e l’intervento militare francese, si aggrava la
situazione umanitaria in Mali, da mesi teatro di violenze diffuse e massicci spostamenti
di popolazione. La Caritas del Mali - informa una nota di Caritas italiana - sta monitorando
la situazione al fine di far fronte ai nuovi bisogni che stanno emergendo dall’intensificarsi
del conflitto. A tal fine ha già predisposto un piano comune con Caritas Niger, Burkina
Faso e Senegal per far fronte in modo esteso alla crisi. Le azioni più urgenti e immediate
sono la distribuzione di kit igienico-sanitari, coperte, tende e kit di trattamento
dell’acqua. Caritas italiana, anche attraverso proprio personale presente nell’area
del Sahel, segue l’evolversi della situazione ed ha partecipato alla predisposizione
del piano di interventi. Come ricorda Théodore Togo, segretario nazionale di Caritas
Mali, nel Paese vi erano da tempo varie minacce alla pace: la mancata demilitarizzazione
dei gruppi armati nel Nord, la crisi alimentare ed economica, l’aumento delle disparità
sociali, la crisi in Libia che ha provocato l’afflusso di armi in Mali e da ultimo
il colpo di stato militare del 22 marzo 2012, a cui è seguita l’istituzione di un
governo di transizione. Caritas italiana ha stanziato un primo contributo di 60.000
euro e sostiene da tempo le azioni di aiuto che Caritas Mali ha in atto sin dall’inizio
del conflitto. Oltre 40.000 persone hanno già beneficiato di assistenza alimentare
attraverso la distribuzione gratuita, la vendita a prezzi sovvenzionati di beni alimentari,
attività di “food for work” (cibo in cambio di lavoro). Il piano di intervento ha
previsto anche il sostegno all’agricoltura a vantaggio di oltre 1.400 famiglie e 47
organizzazioni locali di agricoltori. A fine dicembre erano già oltre 400.000 i profughi,
che da marzo 2012 erano fuggiti dal Nord del paese verso il Sud, nelle aree di Mopti,
Ségou, Bamako, Sikasso, Koulikoro, Kayes sotto il controllo del governo di transizione
e verso i Paesi limitrofi in particolare in Burkina Faso e Niger. “A seguito dell’acuirsi
del conflitto - si legge nella nota - negli ultimi giorni il numero di persone in
fuga sta aumentando e vi sono già ulteriori vittime civili. La situazione è aggravata
dalla distruzione delle infrastrutture sanitarie, scolastiche e amministrative, dalla
mancanza di carburante per fornire le stazioni di depurazione dell’acqua, dalle crescenti
difficoltà di approvvigionamento di viveri e articoli per l’igiene. Per evitare infiltrazioni
dei ribelli al Sud, tutte le strade sono bloccate”. (R.P.)