Trattativa Stato-mafia. La Consulta: distruggere le telefonate di Napolitano
Le intercettazioni che riguardano il conflitto tra Quirinale e i pm di Palermo vanno
distrutte. Lo chiede la Consulta. La procura della città siciliana ha risposto che
si atterrà a quanto chiesto dalla Corte Costituzionale. Giampiero Guadagni:
Non spettava
ai pm di Palermo valutare la rilevanza delle conversazioni telefoniche registrate
del Presidente della Repubblica. E’ quanto scrive la Corte Costituzionale nella sentenza,
depositata oggi, sul conflitto tra poteri nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta
trattativa Stato-mafia. Napolitano aveva sollevato a fine dicembre l'istanza per conflitto
di attribuzione sul caso delle intercettazioni tra il Quirinale e l'ex ministro dell’Interno
Nicola Mancino. Afferma la Consulta: i magistrati, che a Palermo stanno indagando
sulla trattativa Stato-mafia, una volta ottenute fortuitamente intercettazioni in
cui era coinvolto Napolitano - il telefono sotto controllo era infatti quello dell'ex
ministro - avrebbero semplicemente dovuto chiederne al giudice la distruzione che
ora, dice la Consulta, deve avvenire nel più breve tempo possibile, sotto il controllo
del giudice. Il presidente della Repubblica, infatti, deve poter contare sulla riservatezza
assoluta delle proprie comunicazioni, non in rapporto ad una specifica funzione, ma
per l'efficace esercizio di tutte. Immediata la reazione della Procura di Palermo,
che assicura: ci adegueremo alle direttive della Consulta.