2013-01-15 15:24:34

Quinta Biennale ArteInsieme: scuole e musei per una cultura senza barriere


Migliorare l’accessibilità al patrimonio culturale da parte di persone disabili e favorire nei giovani la crescita di una coscienza più attenta alla questione della diversità. Sono gli obiettivi della Biennale Arteinsieme 2013, che il Museo tattile Omero di Ancona, in collaborazione con i Ministeri della Pubblica istruzione e dei Beni culturali, ha presentato ieri a Roma. La quinta edizione coinvolge scuole e Musei in una serie di iniziative. Gabriella Ceraso ne ha parlato con Andrea Socrati responsabile progetti del Museo di Ancona:RealAudioMP3

R. – Praticamente, la prima cose è sensibilizzare, perché non c’è vera integrazione finché non c’è conoscenza e consapevolezza della problematica. Questo avviene soltanto facendo crescere questa consapevolezza nei giovani che saranno i futuri decisori. Quindi, la scuola per noi diventa fondamentale. Dopodiché, naturalmente, serve anche una maggiore sensibilità da parte delle istituzioni per fare in modo che tutti abbiano le stesse opportunità di partecipare alla vita sociale, in questo caso culturale. E’ anche per questo che poi ci rivolgiamo anche ai musei.

D. – Ai musei, esattamente, che cosa chiedete?

R. – Chiediamo nel periodo di tutti gli eventi di Arteinsieme, quindi nel periodo di maggio-giugno 2013, di aprire le collezioni anche alla fruizione del pubblico disabile. Quindi: riflettere e trovare strategie e percorsi, naturalmente guidati: ad esempio, per persone non vedenti, persone con minorazione uditiva, quelle che solitamente non vanno al museo perché non ne hanno effettivamente la possibilità.

D. – La sensibilizzazione alle scuole: a ciascun tipo di età e di scuola voi chiedere una partecipazione specifica…

R. – Sì: partiamo dai più piccoli, che naturalmente coinvolgiamo attraverso il progetto che abbiamo definito “Totem sensoriale”. Si tratta di adottare un monumento della propria città e su questo realizzare degli ausili che possano essere utili anche ai compagni non vedenti, per conoscere quel monumento architettonico. Allo stesso tempo, agli alunni delle scuole medie e superiori chiediamo di adoperare la propria creatività, dopo una riflessione sul tema della diversità intesa come ricchezza, per produrre a loro volta opere d’arte che possano essere fruite anche in maniera diversa dal solito. Devo dire che per l'arte visiva abbiamo un testimonial d’eccezione in Michelangelo Pistoletto, e abbiamo un tema che è il “Terzo paradiso”, proposto proprio da Michelangelo Pistoletto, che riguarda questa terza possibilità di un mondo più aperto e più solidale. I ragazzi delle Accademie, delle Belle Arti e dei Licei artistici sono chiamati a realizzare delle opere su questo tema. Per quanto riguarda la parte musicale, anche qui abbiamo un testimonial molto importante, che è Nicola Piovani, il quale gentilmente ha fornito un brano incompiuto: i Licei musicali e i Conservatori sono chiamati a realizzare il finale di questo brano. E’ un po’ una metafora dell’umanità, nella quale c’è un nucleo comune e poi ci sono tutte le diversità.

D. – Quanto è diffusa in Italia, a livello museale, questo genere di sensibilità?

R. – Diciamo che fortunatamente molte possibilità si sono aperte e si stanno aprendo. Anche gli stessi Musei Vaticani hanno un percorso accessibile molto interessante. L’unico problema è che spesso le iniziative nascono e terminano perché poi, magari, non si ha la forza di sorreggerle. Questo è un altro problema che invece dovremmo risolvere.

D. – Per trasmettere l’arte a chi non può vederla o sentirla in altro modo, ci sono tante strade…

R. – Ci sono tante strade. Però, per rendere un museo accessibile servono due cose principali: una è proprio far toccare delle opere, perché il canale percettivo tattile è il canale principale della conoscenza della realtà della persona non vedente. La seconda cosa è avere persone che sappiano poi spiegare l’opera e accogliere la persona non vedente. Queste sono le due priorità che, come vede, costano ben poco.

D. – Quanto ci vorrà perché questa nostra cultura cambi?

R. – Noi vogliamo essere ottimisti e quindi speriamo che si continui su questa strada già aperta e speriamo si riesca a rendere stabile questo processo di apertura e di pari opportunità e solidarietà nei confronti dei pubblici diversi.


Ultimo aggiornamento: 16 gennaio







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