Pakistan: la Corte suprema chiede l'arresto del primo ministro
La Corte suprema del Pakistan ha ordinato ieri l'arresto del primo ministro Raja Pervez
Ashraf e altre 15 persone con accuse di corruzione. Il governo pakistano afferma però
di non aver ricevuto la formale notifica per iscritto dell’ordine di arresto. Intanto
si alza la tensione ad Islamabad anche per la manifestazione contro l’esecutivo. Il
servizio di Debora Donnini:
Decine di migliaia
di persone resteranno fino a domani di fronte al Parlamento , ad Islamabad. La marcia
è guidata dall’imam Tahirul Qadri che chiede lo scioglimento del parlamento e una
rivoluzione pacifica per mettere fine alla corruzione e all’incompetenza della classe
politica pakistana e democratizzare il paese. In questo clima di protesta è arrivata
la notizia dell’ordine di arresto del primo ministro e altre 15 persone, che dovranno
presentarsi domani per l’udienza, anche se il governo dice di non aver ricevuto la
formale richiesta. La vicenda per cui è accusato Ashraf riguarda l'utilizzazione,
anni fa, dei servizi di una compagnia turca per la fornitura di energia elettrica.
Ashraf all'epoca era ministro dell'Acqua e dell'Energia e avrebbero ottenuto tangenti.
Di “un golpe soft” parla il collaboratore del presidente pachistano Fawad Chaudhry
secondo cui l'ordine di arresto è stato "tramato" in accordo con l’esercito.
Sono
invece terminate le proteste della comunità sciita, colpita la settimana scorsa da
un attentato che ha provocato oltre 90 morti. Davide Maggiore ha chiesto a
Peter Jacob, direttore esecutivo della commissione "Giustizia e pace" della
Conferenza episcopale pakistana, qual è in questo contesto la condizione dei cristiani:
R. – The scale
of violence threatens everybody, but at the same time… L’aumento della violenza
è una minaccia per tutti, ma al tempo stesso la gente in Pakistan è molto resistente.
Non è disposta ad accettare compromessi per quanto riguarda i suoi diritti e così
ogni giorno ci sono manifestazioni di strada, proteste, dimostrazioni di solidarietà
con le vittime. In particolare per la comunità sciita, i cristiani si sono uniti alla
protesta e hanno chiesto pace insieme al rafforzamento di legge e ordine.
D.
– I cristiani pakistani hanno la sensazione di essere a rischio nella stessa misura
in cui lo sono altre categorie di pakistani…
R. – That’s right. First of all,
the country is passing through very critical... E’ esatto. In primo luogo, il Paese
sta vivendo una condizione molto critica a causa dell’instabilità politica. E’ in
atto un’altra “lunga marcia” di cui non si parla molto, ma che è indicativa dello
scontento tra la gente e che potrebbe essere usata per fini politici, giacché tra
due mesi ci saranno le elezioni. Quindi, attualmente il clima è molto incerto e per
questo è difficile anche organizzare campagne nella società civile a causa della minaccia
dell’estremismo. La situazione è difficile. D’altro canto, i partiti politici, le
organizzazioni professionali come gli avvocati ed i giornalisti, si stanno organizzando.
Speriamo che il Paese possa riprendersi, che possano essere ristabiliti la legge e
l’ordine.
D. – Quali sono le maggiori necessità dei cristiani del Pakistan?
R.
– There is an issue concerning protection and security… C’è un aspetto che riguarda
la protezione e la sicurezza, poi c’è l’aspetto dell’emarginazione economica. La partecipazione
politica è stata assicurata, deve essere assolutamente risolta la questione della
discriminazione: la discriminazione e il settarismo sono alcuni dei fattori che ci
hanno portato a questo punto. La situazione è quella che è, a causa della discriminazione
che regna nel Paese.
D. – Cosa fa la Chiesa per confortare i fedeli e per incoraggiare
il dialogo, al fine di risolvere questo aspetto della discriminazione?
R. –
The Church is helping the common people, the poor…La Chiesa aiuta la gente comune,
i poveri, con programmi di sviluppo. Prende posizione sulle questioni che riguardano
la giustizia e la pace. La Chiesa è anche impegnata ad aiutare il Paese, chiedendo
ai cristiani di condurre uno stile di vita pacifico: così la Chiesa aiuta il Paese
e la comunità cristiana.