Pakistan: il caso di Rimsha Masih approda alla Corte Suprema
Non è finito il calvario per Rimsha Masih, la ragazza cristiana disabile mentale accusata
di blasfemia, arrestata e poi assolta dall’Alta Corte di Islamabad. L’iter giudiziario
del suo caso, infatti, non è concluso: gli avvocati dell’accusa, come avevano preannunciato,
hanno presentato un ricorso alla Corte Suprema di Islamabad, terzo e definitivo grado
di giudizio, e ieri si è tenuta la prima udienza. Come riferisce all’agenzia Fides
l’Ong di ispirazione cristiana “Lead” (“Legal Evangelical Association Development”),
nella famiglia di Rimsha, tuttora nascosta, in un luogo sicuro, e fra la comunità
cristiana “è rinata una sensazione di paura”. Intanto, proprio per la mancanza di
sicurezza, decine di famiglie cristiane, molto povere, del quartiere di Mehrabadi,
a Islamabad, dove viveva la famiglia di Rimsha, non sono ancora ritornate nelle loro
case. Le famiglie erano state costrette all’esodo per le minacce di estremisti, proprio
legate al caso di Rimsha. Dopo la sollevazione internazionale e dopo che il tribunale
aveva appurato le false accuse che avevano incastrato RImsha, il caso della ragazza
cristiana era parso esemplare per mostrare all’opinione pubblica l’abuso della legge
di blasfemia e aveva visto, in quest’opera, il contributo di molti leader e intellettuali
musulmani. Secondo fonti di Fides, il ricorso alla Corte Suprema potrebbe essere stato
presentato per motivi puramente politici, su pressione di gruppi fondamentalisti,
mentre si avvicinano le elezioni parlamentari del prossimo marzo. Padre Mario Rodrigues,
direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan, spiega all’agenzia Fides:
“Da un lato c’è la strumentalizzazione politica del caso di Rimsha; dall’altro ci
sono alcuni mullah che insistono e d’altronde esiste il diritto a presentare un appello.
Confidiamo nella giustizia in Pakistan: sono sicuro che anche la Corte Suprema confermerà
l’assoluzione di Rimsha”. Padre Rodrigues nota che “gli abusi della legge sulla blasfemia,
come quello avvenuto nel caso di Rimsha, continuano a perpetrarsi, mentre il Paese
è attraversato da una preoccupante spirale di violenza”. (R.P.)