Mons. Solmi: manifestazione di Parigi importante perché trasversale
La manifestazione di Parigi in difesa della famiglia e contro il progetto di legge
socialista su nozze e adozioni gay ha colpito non solo per i numeri ma forse soprattutto
per la partecipazione variegata all’evento: si sono, infatti, riuniti sono una sola
bandiera cattolici, musulmani, ebrei ed esponenti del mondo laico. Fabio Colagrande
ha sentito mons. Enrico Solmi, vescovo di Parma e presidente della Commissione
Cei per la Famiglia e la Vita:
R. - Credo che
sia rilevante questa manifestazione popolare, perché trasversale, quindi promossa
non soltanto dai cattolici: il matrimonio è un fatto di relazione uomo-donna ed è
nello stesso tempo pieno di un grande valore sociale. Pertanto, il venire a snaturare
radicalmente il matrimonio nel valore dell’incontro relazionale uomo-donna con la
prospettiva di generare significa porre un grave problema alla società e direi anche
un vulnus nei confronti del suo futuro. Quindi, ritengo che sia stata una manifestazione
che, certo, attiene al valore stesso del matrimonio contro altre forme di unioni che
col matrimonio non c’entrano, ma sia stato anche un atto di grande responsabilità
sociale, direi, di amore alla società.
D. - Il progetto di legge, al quale
sembra l’Eliseo continuerà a dare seguito, rimette in discussione molti articoli del
codice civile francese e chiede di cambiare certi termini come “padre”, “madre”, “marito”
e “moglie”, con termini più neutri come “genitori” e “sposi”. Questo è un aspetto
importante…
R. – Certamente, siamo davanti al porre un insieme di situazioni
contro il valore e l’identità della persona umana che è determinata sessualmente in
quanto uomo e in quanto donna e da questo ne scaturisce il valore non solo semantico
ma anche dell’essere e del definirsi “madre” e “padre”, oltre che il valore della
donazione reciproca. Nei momenti in cui c’è questa radicale messa in discussione della
identità della persona, ritenendo che tutto sia ascrivibile alla libertà intesa in
senso assoluto o ai condizionamenti culturali e sociali, nel momento in cui si fa
questo, quasi come effetto domino, vengono a cadere il valore della paternità e quindi
il termine “padre”, per la maternità il termine “madre”, e viene messa anche in discussione
quella relazione reciproca che è una donazione generante.
D. - Infine, qual
è la sua opinione circa la possibilità di riconoscere alle coppie di omosessuali altri
tipi di diritti individuali supplementari, diritti che riguardano per eempio l’eredità?
R.
– Credo che si debba operare sui diritti della persona in quanto tale, che pertanto
possa scegliere in modo libero della possibilità di essere assistito, in caso di malattia,
o di poter attribuire i propri beni ad una persona scelta, al di là di precedenti
forme di unione matrimoniale. Allora, si lavora e si opera sulla persona in quanto
tale. Io metterei anche in evidenza che accanto ai diritti ci sono precisi doveri:
doveri nei confronti eventualmente della propria famiglia ma anche doveri nei confronti
di terzi. Ritengo, comunque, che questo sia un tema estremamente delicato sotto il
profilo dell’identità e del valore della persona, ma anche sotto il profilo sociale.
Pertanto necessita di una riflessione forte e non deve essere portato avanti a colpi
sensazionali o a mostrare queste situazioni in termini eclatanti.