2013-01-14 13:24:24

Influenza negli Usa: è allarme anche in Europa? Il parere dell'esperto


E’ allarme influenza in tutti gli Stati Uniti. Dopo Boston, anche a New York è stato dichiarato lo stato di emergenza. Almeno 20 bambini sono morti e più di 3.700 americani sono stati finora ricoverati in ospedale. E' un’epidemia “imprevedibile”, ha confessato il responsabile dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie. Ma l’allarme lanciato oltreoceano è reale o è stato un po’ troppo amplificato? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano:RealAudioMP3

R. – E’ difficile parlare di influenza, ormai: si è sempre tacciati di esagerare o di sminuire. Questo perché la patologia è di interesse generale, mediatico ed è un problema reale; e gli Stati Uniti lo stanno dimostrando. In effetti, quella che stiamo vivendo è una stagione ancor più intensa di quanto non ci aspettassimo, grazie – purtroppo – alla presenza di tre virus che stanno diffondendosi. Loro, negli Usa, sono in un fase già avanzata dell’epidemia, mentre noi qui in Europa siamo ancora in attesa, siamo nella fase di salita del numero dei casi di vera influenza.

D. – C’è la possibilità che questa influenza così aggressiva giunga, dunque, anche in Europa?

R. – Bisognerà vedere quali sono le condizioni di contorno, ovvero come sarà l’andamento della temperatura, come sarà quindi la prossima stagione invernale che faciliterà o meno la diffusione e l’incremento del numero di casi previsti.

D. – Però, c’è anche da specificare che l’influenza in sé non uccide, se non in casi in cui i pazienti abbiano altre patologie importanti …

R. – Bisogna ribadirlo proprio alla luce degli allarmismi, dei dubbi e della corretta percezione da parte del pubblico. L’influenza è una malattia banale per la gran parte delle persone; è una malattia che si risolve in tre-quattro giorni, è l’occasione per saltare un compito in classe, un impegno gravoso, per guadagnare qualche coccola. Purtroppo, però, colpisce tanti e l’influenza non va sottovalutata in particolare nei soggetti fragili: quindi persone che hanno problemi cardiaci e respiratori per le quali diventa un elemento che complica la patologia di base. Questo lo si sapeva, non lo si è mai ben percepito e non è facile, quindi, avere un approccio di comunicazione che dica: non sottovalutiamo le cose, ma non urliamo all’emergenza.

D. – Questo discorso ci introduce all’argomento della vaccinazione che è sempre molto importante. Quando è necessario vaccinarsi? E poi, i vaccini sono sicuri?

R. – La vaccinazione è un approccio utile per tutti; diventa di provata efficacia ed utilità soprattutto nei soggetti più fragili per i quali l’influenza, appunto, può essere elemento di maggiori complicanze. In Italia e in Europa c’è un movimento “negazionista” dell’opportunità delle vaccinazioni e questo in generale, anche per quanto riguarda l’infanzia, ed è un peccato rispetto ad una percezione, invece, negativa di una realtà di sicurezza e soprattutto, appunto, di efficacia – in particolare, stiamo parlando della vaccinazione antinfluenzale – che diventa utile per chi vuole evitare giorni di assenteismo, se è lavoratore; ma è un’opportunità per evitare le complicanze della quota d’influenza nei soggetti fragili.

D. – Vediamo quest’anno l’allarme negli Stati Uniti; ma anche negli anni passati erano stati lanciati allarmi – pensiamo all’“aviaria”, per esempio – che poi si sono dimostrati senza fondamento. Secondo lei, ci sono interessi economici alla base di questi allarmi?

R. – Sicuramente, nel marasma della comunicazione mediatica si inseriscono gli interessi di tanti, anche interessi commerciali; ma non devono essere visti come un aspetto da demonizzare, ma come un problema di sanità pubblica che esiste. Quindi: non è facile comunicare, e lo vediamo anche riguardo ad altre emergenze. L’emergenza neve, i tifoni negli Stati Uniti dove il decisore politico è sempre sulla graticola e comunque vada, sbaglia. Nell’ambito della sanità, per quanto riguarda l’“aviaria” e, più recentemente la “suina”, c’erano segnali di allarmi e bisognava valutarne la rilevanza. Poi, per fortuna, il primo segnale che era di maggiore emergenza rispetto a quanto è poi avvenuto, è stato governato. Però, purtroppo, nella percezione della popolazione, gestito male – io dico nel miglior modo rispetto alla possibilità.







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