Imponente manifestazione a Parigi per la famiglia: i bambini hanno diritto ad avere
un padre e una madre
Centinaia di migliaia di persone hanno partecipato ieri a Parigi a quella che è stata
chiamata "Manifestazione per tutti" in difesa della famiglia per convincere il presidente
socialista Hollande a non introdurre nel Paese la legge sulle nozze gay con diritto
all’adozione, il cosiddetto “matrimonio per tutti”. Ce ne parla Sergio Centofanti:
E’
stata una grande manifestazione pacifica a cui hanno partecipato i più vari settori
della società civile, politica e religiosa: cattolici, protestanti, musulmani, ebrei,
esponenti del mondo laico. Tutti uniti dallo slogan: "siamo nati da un uomo e una
donna". Una manifestazione che ha evitato qualsiasi tono omofobo, una battaglia di
civiltà in difesa della cellula fondamentale della società. Intanto, in Francia calano
sempre di più i favorevoli ai matrimoni e alle adozioni gay. Ascoltiamo il presidente
del Pontificio Vonsiglio per la Famiglia, mons. Vincenzo Paglia:
R.
– Mi pare molto intelligente, innanzitutto, l’atteggiamento dell’Episcopato francese,
e cioè far comprendere che il matrimonio e la famiglia non sono la realtà di qualcuno:
è la realtà dell’umanità. In questo senso, che la Chiesa promuova assieme a tanti
altri - ma senza che i vescovi siano loro in prima persona i promotori dell’evento
- mi pare molto saggio; ed è anche il motivo per cui la Chiesa deve interessarsene:
perché – appunto – non è una questione di un gruppo, ma è patrimonio dell’umanità
intera! E fiaccare o inficiare la robustezza del matrimonio e della famiglia, è assolutamente
cruciale per il futuro dell’umanità.
D. – Oggi alcune correnti sembrano volere
far prevalere sempre di più il desiderio egoistico degli adulti – cioè, dei più forti
– rispetto ai sacrosanti diritti del bambino - cioè dei più deboli - ad avere, come
è naturale, un papà e una mamma …
R. – Esatto. E anche qui il problema è che
noi viviamo in un mondo in cui sta prevalendo l’io che vuole imporre tutti i suoi
diritti, al di là di qualsiasi regola. Ora, ad esempio l’adozione dei bambini da parte
degli omosessuali, porta il bambino ad essere una sorta di merce, cioè: come ho diritto
a questo, ho diritto anche a quell’altro. In realtà, il bambino deve nascere e crescere
all’interno di quella che – da che mondo è mondo – è la via ordinaria, cioè con un
padre e una madre. Il bambino deve crescere in questo contesto. Ora, purtroppo, accade
in effetti che a volte ci siano situazioni drammatiche, ma attenzione: la patologia
è una cosa, e inficiare questo principio è pericolosissimo, per il bambino anzitutto,
ma per l’intera società. Faccio un solo esempio: che un padre e una figlia debbano
volersi bene, è ovvio, e questo amore deve crescere. Ma non posso pretendere che questo
amore diventi amore coniugale, perché altrimenti squilibriamo tutto e andremmo nella
Babele delle parole che è la spiaggia del baratro per la stessa società.
D.
– C’è oggi una ideologia che cerca di promuovere sempre di più anche un linguaggio
neutro. Si parla, ad esempio, di genitore A e di genitore B …
R. – Esatto!
Io credo che davvero qui, purtroppo, rischiamo solo il ridicolo, ma è amara la condizione
di quello che sta accadendo. Anche perché anzitutto mi chiedo perché uno sia A e l’altro
B, e non viceversa, se proprio si vuole obbedire al discorso dell’uguaglianza. Ma,
attenzione: negare la diversità porta a dire che alla fine uno è uguale solo a sé
stesso, anzi: non è neppure uguale al suo clone, perché c’è una differenza. L’uguaglianza
è una cosa, il rispetto della diversità è altro perché proprio per avere un’uguaglianza
robusta è necessario rispettare le diversità. Che tristezza sarebbe un mondo tutto
grigio! Grazie a Dio, c’è l’arcobaleno che ha, appunto, una serie di colori che fanno
la luce. L’uguaglianza senza diversità è la tristezza del grigio e purtroppo la miopia
dell’intelligenza sta portando a questa incredibile deriva che, quando dovesse arrivare,
sarebbe drammatica perché sarebbe troppo tardi poi per porvi riparo. In questo senso,
la teoria del gender che appunto vuole dire che le differenze – lo diceva il Papa
nel saluto alla Curia – sono solo frutto della cultura, è veramente non saper leggere
la realtà nella quale viviamo. Che l’uomo possa ovviamente aiutarsi e promuovere la
cultura, è un conto; ma a scapito della natura? Perché allora – mi chiedo – siamo
tanto solerti nel combattere le manipolazioni nella natura, a proposito di ecologia
e di ambiente, e siamo invece così poco attenti alle manipolazioni all’interno dell’antropologia?
Non è che questo è invece un piegarsi all’individualismo absolutus, appunto, alla
crescita di un ‘io’ senza più nessun legame? E questo è, purtroppo, a mio avviso il
rischio che stiamo correndo.
D. – Dopo il “matrimonio per tutti” si potrebbero
aprire anche altri scenari come la poliandria o la poligamia…
R. – Appunto!
Diventa possibile tutto. Se il metro è l’‘io’ e la soddisfazione di tutti i suoi desideri,
è chiaro che può accadere di tutto: appunto, la distruzione della civiltà. E questo
è il nodo nel quale noi oggi ci troviamo. In effetti, gli ultimi “no” che ancora un
po’ resistono sono quelli alla poligamia e all’incesto: ma resistono ancora per quanto?
E li stiamo già intaccando per una dittatura dell’‘io’ che certamente come prima conseguenza
ha la distruzione della famiglia e poi della città, della società e del concerto delle
nazioni. Ecco perché la Chiesa, conoscendo – lei, esperta in umanità – la forza anche
sociale e antropologica della famiglia, la difende in ogni modo: perché ama l’uomo,
ama la donna, ama tutti, e non vuole che venga distrutta la culla dove nasce e si
irrobustisce la stessa società.
Sui timori e le speranze della Chiesa,
Manuella Affejee ha sentito il portavoce della Conferenza episcopale francese, mons.
Bernard Podvin:
R. – Je ne sui s pas inquiet, parce que je suis confiant
dans le bon sens de … Non sono preoccupato, perché ho fiducia nel buon senso dell’opinione
pubblica. La questione ha un forte impatto sui valori della società e le persone di
buon senso sanno che la famiglia è una cosa che riguarda noi tutti, al di là dell’appartenenza
o dei diversi orientamenti politici e religiosi; è ovvio che la Chiesa prenda una
posizione esplicita: come potrebbe rimanere indifferente di fronte a questo movimento
popolare? Ma non è lei l’organizzatrice di questo evento; i vescovi, in tutta libertà
e con l’aiuto della preghiera, hanno scelto se partecipare o meno. Tutti i vescovi
sono in piena comunione con le affermazioni del cardinale Ving-Trois a Lourdes, per
ribadire la loro opposizione al cosiddetto matrimonio per tutti, allo stesso tempo
con un modo, peraltro legittimo, di manifestarla che è assolutamente personale. Ecco,
tutto questo non mi preoccupa: confido nel buon senso della gente. L’ora è grave ed
è necessario guardare all’essenziale e l’essenziale ci fa chiedere: cosa faremo, domani,
della famiglia? Cosa ne sarà un domani dei bambini? Questa cosa riguarda noi tutti
e chiaramente, i cattolici in modo particolare.
D. – In questi giorni sulla
questione si sono accese molte polemiche …
R. – En tout cas, de la part de
l’Eglise catholique il n’y a aucun désir de polémique … Sicuramente da parte della
Chiesa cattolica non c’è alcun desiderio di far polemica. In effetti, ci sono stati
degli episodi assolutamente deplorevoli, con un grande spreco di energia, contro il
segretario generale dell’Educazione cattolica. Egli aveva scritto un testo che io
ho trovato molto chiaro e molto rispettoso del perimetro della tutela dell’educazione;
ho incontrato, peraltro, numerosi giovani che non hanno potuto che sorridere davanti
a questa polemica perché francamente come si può immaginare che un dibattito così
importante non tocchi tutti? E come pensare che i giovani, le famiglie non si sentano
coinvolti in questo dibattito? Una volta stabilito che si rispettano determinate regole
– per quanto riguarda l’istruzione – e quelle della Repubblica in quanto Stato laico,
si può dire che questa polemica è stata veramente inutile. Posso dire che da parte
della Chiesa e di de Labarre c’è stato il desiderio di non fomentare assolutamente
questa polemica. Il signor de Labarre ha tenuto un comportamento assolutamente dignitoso
e si è spiegato in termini molto chiari. Noi crediamo che ormai si debba andare oltre,
ben al di là di questo. Le sfide della famiglia e della società sono troppo grandi
perché si rimanga incastrati nella polemica. Mi permetto di ricordare che oggi la
stessa opinione pubblica richiama ad urgenze molto più serie, come la disoccupazione,
il debito, la situazione degli anziani: sono argomenti seri sui quali i francesi vorrebbero
che fossero spese le energie del Paese. Trovo quindi ancor più deplorevole che ci
si divida su riforme della società che non sono rivendicate, in termini di priorità,
che dal 7 per cento dei francesi …
D. – Quale il messaggio di questa manifestazione?
R.
– Les temps sont très préoccupants, nous avons à témoigner d’une espérance … I
tempi sono difficili; dobbiamo testimoniare una speranza e ricordare a questa nostra
società che in futuro sarà molto più fragile e che dovrà essere molto attenta ai suoi
valori fondanti. La famiglia è insostituibile, lo dicono tutti gli antropologi. La
Santa Sede ha ribadito il suo sostegno alla Chiesa in Francia per quanto riguarda
la sua posizione in materia. Devo dire che i cattolici francesi sono colpiti dal sostegno
che Roma ha voluto dare alla Chiesa in Francia. Andremo a toccare l’essenziale per
l’avvenire dell’uomo: se vogliamo rispettare le generazioni future, dobbiamo preservarle.
E spero fortemente che dopo questa manifestazione e con l’analisi che si farà di questa
giornata, il buon senso possa prevalere.