Il card. Vegliò: migrazioni, speranza e opportunità
“Dire che i migranti tentano soltanto di trovare un miglioramento alla loro situazione
semplifica troppo la realtà”. Sono parole del cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente
del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che domenica,
in occasione dellaGiornata mondiale del migrante e del rifugiato, ha presieduto
la celebrazione eucaristica nella parrocchia Santa Lucia a Roma con i principali gruppi
di migranti presenti in Italia: brasiliani, filippini, latinoamericani, polacchi,
rumeni e ucraini. Tema della giornata e del Messaggio del Papa per la Giornata di
quest’anno è stato "Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza". Un tema – ha
detto il cardinale Vegliò – che ci spinge a pensare alla moltitudine di persone che
nel mondo odierno si trovano in una situazione tra la "disperazione di un futuro impossibile
da costruire" e il "desiderio di una vita migliore". Nel loro pellegrinaggio esistenziale
verso un futuro migliore, i migranti portano con sé sentimenti di fede e di speranza.
“In verità – ha sottolineato il presule – nell’intimo del cuore, essi “nutrono la
fiducia di trovare accoglienza, di ottenere un aiuto solidale e di trovarsi a contatto
con persone che, comprendendo il disagio e la tragedia dei propri simili, e anche
riconoscendo i valori e le risorse di cui sono portatori, siano disposte a condividere
umanità e risorse materiali con chi è bisognoso e svantaggiato”. Al centro della
riflessione del cardinale Vegliò, anche la prospettiva di un miglioramento della qualità
della vita dei migranti che – ha spiegato – “è legato a coloro che i migranti incontrano
nelle nuove realtà in cui vengono accolti”. “Nei momenti della sofferenza e della
solitudine – ha sottolineato – quanto è importante incontrare persone che aprono il
cuore alla speranza e alla vita”. E poi anche la considerazione delle occasioni per
i cristiani di essere missionari. “Nel contesto delle migrazioni odierne, anche se
non tutti i migranti considerano il loro viaggio come un andare verso Dio, in un certo
modo – ha spiegato – è proprio nelle persone che ancora non conoscono che essi possono
scoprire Dio stesso che tende loro la mano”. “Ciò – ha aggiunto – si vede particolarmente
nei Paesi di tradizione cristiana, dove i migranti possono sperimentare la genuina
bontà di molte realtà ecclesiali, che li accolgono e li aiutano”. (F.S.)