Francia, nozze gay. Il giurista Cardia: si lede il diritto dei bambini
Grande partecipazione domenica alla manifestazione in Francia in difesa del matrimonio
fra uomo e donna. Secondo gli organizzatori sono state almeno 800mila le presenze,
mentre la prefettura parla di 340mila persone. La “Manifestazione per tutti” - questo
il nome che le è stato dato - ha evitato qualsiasi tono omofobo e vuole convincere
il presidente Hollande a non legalizzare matrimoni tra persone dello stesso sesso
con diritto all’adozione, il cosiddetto “matrimonio per tutti”. Il testo della proposta
di legge sarà esaminato a fine mese in Parlamento. Debora Donnini ha chiesto
al giurista Carlo Cardia, docente di diritto ecclesiastico all'Università Roma
Tre, quali siano le sue impressioni sulla manifestazione:
R. - Credo che
si tratti della prima manifestazione di massa, in un grande Paese occidentale, dove
si evidenzia la divisione della società su una proposta, che ormai è una proposta
precisa, depositata in Parlamento. Quindi, una manifestazione che rende esplicita
di fronte a tutti la divisione delle opinioni su un tema che è diventato caldissimo
da quando è stato introdotto in alcuni ordinamenti. Diciamo che aver fatto questa
manifestazione indica la volontà di non cedere su questo punto. Certamente, bisogna
osservare una cosa: non è una manifestazione confessionale, perché vi sono una serie
di soggetti laici, cattolici, protestanti, ebrei, alcune categorie anche di sindaci
che hanno annunciato la loro opposizione a questa ipotesi. Questo, da una parte, rende
il problema più acuto, ma dall’altra, più interessante, perché fa vedere come la società
si divida a diversi livelli su questa tematica.
D. - Secondo lei, questa questione
dei matrimoni tra persone omosessuali e della possibilità di adozione, in fondo, non
tocca la questione profonda del diritto naturale?
R. - Io direi qualche cosa
di più. Tocca un’esperienza di tutti gli esseri umani, che si perpetua da quando esiste
la storia. Il diritto naturale in fondo richiede un minimo di elaborazione intellettiva,
un minimo di elaborazione normativa; noi qui stiamo toccando alcuni aspetti della
naturalità dell’uomo, della donna e del bambino e credo che per la prima volta il
diritto si stia arrogando il potere di intervenire e cambiare gli elementi di natura.
Questa, forse, è l’obiezione più forte che spinge persone di diversissimo orientamento
culturale, religioso, politico, a reagire di fronte a questa ipotesi.
D. –
Anche perché se non c’è un ancoraggio con il diritto naturale tutto potrebbe essere
permesso, un giorno, a livello legale…
R. – Noi stiamo per permettere quasi
tutto in alcuni ordinamenti. Pensiamo all’ipotesi dell’eutanasia per i malati di mente.
Lì non c’è nemmeno il filtro della volontà individuale, ma una decisione della società
che ritiene che quel tipo di vita non sia dignitosa. Noi stiamo arrivando a forzare
quello che è il ciclo naturale, pre-giuridico, quindi un ciclo naturale rispetto al
quale la legge dovrebbe astenersi dall’intervenire. Il problema è che il passo ulteriore
è stato quando si è voluto utilizzare un istituto che non ha nulla a che vedere con
la convivenza omosessuale, e lo si è forzato fino a farvi rientrare rapporti che sono
di tutt’altro genere. Faccio un esempio molto concreto. Uno dei punti nodali del relativismo
è quello di dire: noi chiediamo cose per noi, non tocchiamo interessi di nessun altro,
perché volete negarci ciò che è un nostro diritto, quando questo diritto non viola
il diritto di nessun altro? Benissimo, nel matrimonio delle persone omosessuali questa
cosa decade, perché il matrimonio degli omosessuali porta con sé necessariamente,
per un motivo logico, l’adozione di bambini. Allora, il diritto dei bambini viene
colpito: ci sono altri che sono interessati e che forzatamente sono fatti rientrare
nella soddisfazione degli interessi di alcuni.