Mariangela Melato, "Credo nell'assoluta semplicità ed essenzialità"
“Il sogno della mia
vita sarebbe quello di stare ferma in un luogo e di intepretare una sera la cameriera
in un angolo che non dice una parola e la sera dopo una regina. Questo mestiere andrebbe
fatto così, ma non ce lo possiamo permettere”. Mariangela Melato, che ci ha lasciato
a 71 anni dopo una lunga malattia, si raccontava ai nostri microfoni, rivelando ancora
una volta la sua attitudine alla versatilità. Pur consapevole di essere una delle
attrici più fortunate, avendo lavorato con i più importanti registi, confidava
di essere “capace ancora di sorpresa”. “Sono curiosa, – diceva - sono molto attenta
a quelli che mi circondano, alle persone umili, anonime, ‘piccole’, che forse a volte
mi hanno insegnato ancora di più dei grandi maestri”. Lei, che ha cavalcato le
scene fino allo stremo, ricordava la prima volta che era stata a teatro: “E’ stato
quando sono andata io a fare un saggio per essere presa all’Accademia a Milano. Non
ero mai salita su un palcoscenico, non ero mai stata in un teatro. Mi affascinava
però, il teatro; non parlerei di vocazione, ma avevo sempre pensato che parlare
da un palcoscenico sarebbe stato il massimo per vincere la mia insicurezza”. E
proprio il teatro ha avuto il primato nella sua vita: “Credo che per un attore e per
un’attrice il teatro sia assolutamente indispensabile. Secondo me non esistono
grandi attori che non sanno fare teatro. Poi si può scegliere di fare altro, cinema,
tv. Ma io parlo di attori quando so che sanno stare anche a teatro. E’ lì che un attore
vive la sua natura vera. Quando fa vivere una storia e un personaggio davanti ad altri
che lo guardano contemporaneamente, senza trucchi, senza infingimenti. Solo con le
armi che ha a disposizione, che poi sono tante: il corpo, il pensiero, la voce. E’
lì che parliamo di creazione totale. Il teatro insomma è banco di prova più forte”.
Mariangela Melato ovvero aspirazione alla perfezione. “Io faccio continuamente
bilanci – diceva - sono una infelice se parliamo di quanto io sono contenta di me.
Mi aspetto il massimo da me, mentre dagli altri no. Ma so perfettamente che gli sbagli
mi sono serviti”. Come ci si mantiene giovani? “Io vivo molto nel presente”.
E se dovesse dipingere la sua vita, visto che un suo desiderio è stato di diventare
una pittrice? “Inventerei una immagine molto forte, pur non essendo molto legata alla
natura darei l’immagine di un grande bosco, d’autunno, con un rosso marcato, e con
tanti colori. Una natura calda”. Tinte forti, dunque, per un’attrice che non affrontava
mai un personaggio se prima non aveva trovato il suo modo di muoversi, di camminare,
di tenere le mani, di atteggiare la faccia. “Quando l’ho trovato fisicamente penso
al resto. Questo in genere fa arrabbiare i registi e non è qualcosa di cui la gente
si accorge”. Come ha trovato il suo stile? “L’unicità bisogna coccolarsela. Credo
che la mia ricerca sia stata sempre quella della verità, la più difficile da conquistare.
Far nascere tutto dentro di noi e non in modo esteriore. La ricerca è infinita. Questa
è tuttavia la cosa che mi piace di più. Arrivare senza effetti. Credo nell’assoluta
semplicità ed essenzialità. Quando si giunge ad ottenere questo anche nel cinema,
nella televisione, è bellissimo. Consiglio ai giovani di capire se fare l’attore è
una vera passione o se una passione artefatta. Non è facile mantenerla la passione.
Studiare studiare ma perseverare. La passione la si può perdere, è un fiorellino
che va innaffiato, va protetto. E’ difficile”. (a cura di Antonella Palermo)