Francia: Hollande convoca d’urgenza il Consiglio di difesa su Mali e Somalia
Il presidente francese Hollande ha convocato d’urgenza il Consiglio di difesa per
discutere della situazione in Africa. Al centro della riunione il fallito raid dell’esercito
in Somalia per la liberazione di un connazionale rapito nel 2009, e soprattutto l’intervento
militare in Mali – iniziato la notte scorsa – al fianco dell’esercito locale contro
gli estremisti islamici che controllano il Nord. Ringraziamenti all’Eliseo da parte
del capo dello Stato maliano, Traoré. Sul terreno, morto un soldato francese per le
ferite riportate durante un attacco aereo. Testimoni riferiscono di decine di vittime
tra i ribelli e di almeno un paio di elicotteri francesi abbattuti. Sui motivi dell’attacco
in Mali, che ha già portato alla liberazione della città di Konna, nella parte centrale
del Paese, Eugenio Bonanata ha intervistato Domenico Quirico, inviato
del quotidiano la Stampa, in partenza per il Mali:
R. - Se qualcuno
non interveniva, l’esercito maliano sarebbe probabilmente crollato e la possibilità
che gli uomini di Al Qaeda e i loro alleati, i touareg salafiti, potessero prendere
Mopti, l’ultima grande città del Paese prima di Bamako era assolutamente concreta.
L’intervento della Francia è diventato necessario perché, dall’aprile dello scorso
anno, cioè da quando gli integralisti hanno preso il Nord del Paese, nessuno ha fatto
nulla se non chiacchiere.
D. - In campo anche l’Ecowas – la Comunità economica
dell’Africa occidentale, con oltre tremila uomini nella regione...
R. - Ci
sono Paesi - parlo soprattutto dell’Algeria - che non vogliono nessun intervento occidentale
nella zona. Non lo vogliono perché si considerano delle potenze regionali e perché
trovano che aver raccolto tutti i fondamentalisti nel Nord del Mali è un sistema molto
comodo per evitare che operino nel loro territorio. Se aspettavamo la formazione di
questa ‘presunta armata’ che avrebbe dovuto liberare il Nord, avremmo dovuto aspettare
degli anni. Invece, ci sono dei Paesi come il Niger e la Nigeria che erano pronti
ad intervenire perché anche loro avevano dei problemi con i fondamentalisti. Quindi
diciamo che è stato l’attacco dei "nordisti" a determinare la necessità di fare la
guerra, una guerra che nessuno voleva fare.
D. - Quali sono i rischi nello
scenario africano, a cominciare dalla situazione in Mauritania, ad esempio...
R.
- Questo è il "nuovo Afghanistan": è il nuovo terreno di lotta scelto dal radicalismo
islamico per battersi contro l’Occidente. Al contrario dell’Afghanistan, però, il
Nord del Mali è al centro di un territorio in cui ci sono immense riserve di petrolio
e di gas - parlo dell’Algeria, dei nuovi giacimenti che sono stati scoperti in Niger,
nello stesso Mali, in Mauritania. Si trova a fianco delle maggiori riserve mondiali
di uranio che muovono le centrali occidentali, che è costituito dal Niger. Ed è al
centro del passaggio dei clandestini che vengono verso l’Europa e del passaggio della
droga. Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi) controlla, dall’aprile dello scorso anno,
questo territorio. Lo controlla direttamente e da lì può determinare, ad esempio,
la trasformazione radicale di tutte le rivoluzioni della "primavera araba". È evidente
che, a circa un’ora di aereo dal Mediterraneo e dall’Europa, questo rappresenta il
maggiore pericolo che l’Occidente sta correndo da qualche anno a questa parte.
D.
- In Francia qual è il clima di opinione che si è sviluppato attorno alla situazione
in Mali?
R. - Ci sono delle parti del Paese, come l’estrema sinistra, che contestano.
La Destra, invece, almeno in parte, è sostanzialmente d’accordo per i vecchi riflessi
condizionati della ‘France Afrique’. Il problema è che la Francia da qualche anno
sta - non solamente dalla presidenza di Hollande che si è appena insediato – perdendo
il suo entroterra africano. Ricordiamo la vecchia frase di De Gaulle: “La Francia
senza l’Africa è una potenza di quarto ordine”. Progressivamente, però, i francesi
sono stati espulsi da molte zone dove la Francia, una volta, era la potenza dominante
e sostituiti dagli Stati Uniti, dalla Cina e quindi da attori che hanno maggiore peso
di quanto possano averne i francesi. Lasciare che anche il Mali andasse in malora,
sarebbe stato veramente un po’ troppo per loro.