L'Aiart su Guzzanti: no ai bavagli alla satira ma rispettare i sentimenti religiosi
dei credenti
Offesa al sentimento religioso. E’ con questa motivazione che l’associazione di telespettatori
Aiart ha denunciato alla Procura di Roma l’emittente La7 per il programma “Di e con
Guzzanti” del 4 gennaio. L’Aiart chiederà al Consiglio Nazionale Utenti di presentare
un esposto all'Agcom perché accerti violazioni e sanzioni questo programma. Alessandro
Guarasci ha sentito Luca Borgomeo, presidente dell’Aiart:
R. - Noi abbiamo
solamente rilevato che La7 ha mandato in onda un programma che viola il diritto dell’utente
nei media ad essere rispettato nella sua identità culturale, etnica e religiosa.
D.
- Non pensate che però in questo modo si metta “un bavaglio” alla satira, alla possibilità
di criticare? Così dice chi vi critica…
R. - Sarebbe opportuno - prima di criticare
l’Aiart e valutare la vicenda “ La7 - Guzzanti” - vedere il video in modo che la gente
possa giudicare. La satira, che comunque è un’attività importante sul piano letterario,
spettacolare, non può essere svolta prescindendo dalle leggi, dalla Costituzione,
dal quadro normativo: chi fa satira non gode di una sorta di immunità per cui non
deve rispettare le leggi. Qui parliamo di leggi che hanno un profilo costituzionale,
di leggi penali, che sono valide per tutti i cittadini.
D. - Per voi viene
svilito anche il concetto di religione…
R. - Noi abbiamo ricevuto una serie
di segnalazioni di indignazione, da parte di ascoltatori che hanno visto ironizzare
in modo becero sugli elementi fondanti della religione. Si è preso in giro un vescovo
che dimostrava che non sapeva fare nemmeno la benedizione … e soprattutto attribuendo
alla Chiesa intenti e disegni che la Chiesa non ha mai avuto; si è ironizzato sulla
Trinità, sulla Madonna di Fatima, sui Vangeli. Ma la nostra Costituzione garantisce
il rispetto di tutte le confessioni religiose.
D. – Molti media cattolici si
sono schierati al vostro fianco. Sul fronte opposto contro la vostra denuncia sono
state raccolte migliaia di firme. Sappiamo che vi stanno arrivando e-mail e telefonate
piuttosto pesanti…
R. - Per la verità è singolare che nel chiedere - perché
petizione significa chiedere - da parte di molti si utilizzi un linguaggio offensivo,
volgare, intimidatorio: tutta una serie di contumelie che ci descrivono come ridicoli,
fondamentalisti, capziosi, ipocriti, fascisti, squallidi, maledetti… Mi limito a rilevare
che - pur essendoci molte richieste formulate in modo corretto - ce ne sono invece
tante altre che sono certamente molto preoccupanti, perché anch’esse violano norme
del Codice penale con insulti, offese, minacce che sono assolutamente inaccettabili.
Non è lecito a nessuno insultare e dileggiare il sentimento religioso.