Vescovi pro Terra Santa: Europa e Nord America impediscano ingiustizia del Muro israeliano
I governi d’Europa e del Nord America impediscano l’“ingiustizia” del muro costruito
da Israele nei Territori palestinesi. Lo chiedono a una voce i vescovi dei due continenti
che in questi giorni, in veste di membri del Coordinamento Terra Santa, hanno visitato
numerose comunità cattoliche mediorientali per portare come ogni anno sostegno e solidarietà.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
C’è chi unisce
nel segno della solidarietà – come dimostra il lavoro della Caritas giordana o del
Catholic Relief Service di Gaza – e chi divide in nome di una sicurezza mai “sazia”,
come dimostra la barriera di cemento che Israele continua a innalzare tra sé e i territori
e le popolazioni circostanti. Contro questa “ingiustizia” prendono posizione i vescovi
della delegazione pro Terra Santa assicurando che, di ritorno dalla loro visita, si
faranno portavoce presso i “rispettivi governi” perché impediscano l’“invasione della
barriera di sicurezza”. Nel comunicato, i presuli fanno anche il punto delle visite
che li hanno portati tra Gaza e Betlemme, Beit Jala, Madaba e Zarqa. Davanti a loro,
scrivono, i segni della guerra civile in Siria – attraverso “il gran numero di rifugiati”
– o le testimonianze “commoventi “di “donne religiose impegnate nell’assistenza ai
lavoratori migranti, alle vittime della tratta e ai prigionieri”, o ancora quelli
che più generalmente “lottano contro l'oppressione e l’insicurezza nei Paesi che compongono
la Terra Santa”.
“La nostra fede – dicono – è stata arricchita dalla forza
e dal coraggio delle persone che abbiamo incontrato” e questo ci ispira “a promuovere
una pace giusta”. Per questo, i vescovi del Coordinamento rivolgono un appello ai
cristiani d’Occidente e “alle persone di buona volontà in tutto il mondo” perché sostengano
“il lavoro svolto in questa regione per costruire un futuro migliore”. Futuro, constatano,
che è già presente nell’investimento della Chiesa per l'istruzione. “In nessun luogo
questo è più evidente che nell'Università di Betlemme, dove – raccontano – siamo stati
colpiti dalle storie degli studenti, e l'Università americana di Madaba in Giordania”.
Nel 2009, ricordano i presuli, Benedetto XVI aveva “rivolto un appello al personale
e agli studenti della regione ad essere costruttori di una società giusta e pacifica
composta di persone di varia estrazione religiosa ed etnica”.
In Terra Santa,
dove la popolazione cristiana è in fase “decrescente”, i vescovi europei e nordamericani
assicurano “sostegno concreto per i più vulnerabili”, nonché il “massimo impegno per
convincere i nostri rispettivi governi – scrivono – a riconoscere le cause che sono
alla radice della sofferenza in questa terra e ad intensificare i loro sforzi per
una pace giusta”. Esortando i cristiani “a venire in pellegrinaggio in Terra Santa”,
i presuli del Coordinamento concludono facendo eco all’appello del Papa lanciato di
recente nel suo discorso al Corpo diplomatico presso la Santa Sede perché, con “il
sostegno della comunità internazionale”, israeliani e i palestinesi “si impegnino
per una coesistenza pacifica nel contesto di due Stati sovrani, in cui il rispetto
per la giustizia e le legittime aspirazioni dei due popoli siano preservati e garantiti”.