Trattativa Stato-mafia: la Procura di Palermo chiede il rinvio a giudizio di tutti
gli imputati
Per la presunta trattativa Stato-mafia la Procura di Palermo ha chiesto il rinvio
a giudizio di tutti gli 11 imputati, boss, alti ufficiali dei Carabinieri, politici.
La richiesta è stata formulata dal pm Nino Di Matteo, che ha così concluso nell'aula
bunker dell'Ucciardone, la requisitoria cominciata mercoledì mattina. Servizio di
Giampiero Guadagni:
La trattativa
Stato-mafia ci fu e partì da un preciso input politico. La conclusione del pm Di Matteo
è diversa da quella formulata dal presidente dell’Antimafia Pisanu che ieri, presentando
il rapporto della commissione parlamentare, ha affermato che ci furono convergenze
di interessi, un’iniziativa autonoma ed isolata di pezzi dello Stato, ma non una trattativa.
Oggi nella sua requisitoria il pubblico ministero ha dunque chiesto il rinvio a giudizio
di tutti gli undici imputati nel procedimento. La richiesta riguarda i quattro capimafia
corleonesi: Leoluca Bagarella, Totò Riina, Giovanni Brusca e Antonino Cinà. Tre i
politici: il senatore Dell'Utri e gli ex ministri Calogero Mannino e Nicola Mancino,
il quale risponde solo di falsa testimonianza. Tre gli ufficiali dell'Arma: i generali
Mario Mori e Antonio Subranni e l'ex colonnello Giuseppe De Donno. Infine, Massimo
Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino. Stralciata invece
la posizione del boss Bernardo Provenzano. I reati contestati risalgono al periodo
delle stragi del '92-'93. Il patto sarebbe stato suggellato, secondo l'accusa, per
evitare nuovi attentati: in cambio sarebbe stato offerto un ammorbidimento del 41
bis, il regime di carcere duro previsto per i detenuti legati a Cosa nostra.