Mali: ripresi gli scontri tra ribelli e militari, emergenza umanitaria
In Mali, sono ripresi gli scontri armati tra ribelli islamici e militari di Bamako.
Di ieri sera l’annuncio che la località di Konna, nel centro del Paese, sarebbe caduta
nelle mani dei gruppi jihadisti che controllano le regioni settentrionali e che starebbero
ora puntando a sud. In precedenza l'esercito aveva annunciato di aver riconquistato
dai ribelli Douentza, un'importante città nella parte nord-orientale. La nuova
situazione fa seguito al rinvio dell’incontro, promosso dal presidente del Burkina
Faso, Compaoré, mediatore ufficiale della Comunità Economica degli Stati dell'Africa
Occidentale, per porre fine al conflitto nel Nord del Paese. All'incontro dovevano
partecipare delegazioni ufficiali del gruppo Ansar Dine e del Movimento nazionale
di liberazione dell'Azawad, due dei gruppi che si oppongono all'esercito maliano
con l’obiettivo di islamizzare il Paese. Sempre più grave la situazione umanitaria,
sulla quale operano, sotto l’egida dell’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati,
varie organizzazioni umanitarie, tra le quali Intersos. Giancarlo La Vella
ha intervistato Federica Biondi, responsabile dell’Ong per la Mauritania e
il Mali:
R. – La crisi
sta producendo effetti interni ed esterni al Mali, ossia le persone si spostano internamente
nello stesso Nord del Mali, dal Nord Mali affluiscono al Sud oppure vanno nei Paesi
limitrofi: in Mauritania, in Niger e Burkina Faso.
D. – Di che cosa c’è bisogno
in questo momento, e qual è il tipo di intervento che voi offrite?
R. – Hanno
bisogno di tutto! Sono persone arrivate con i loro pochi averi e che hanno bisogno
di essere assistiti dal punto di vista alimentare, di ricevere acqua, cure mediche,
un riparo dove abitare e poi ricostituire le normali condizioni di vita.
D.
– In che modo la popolazione civile è stata coinvolta in questo scontro frontale tra
ribelli e governo?
R. – La popolazione civile ha reagito decidendo di rimanere
sul posto o di spostarsi, perché teme per la sicurezza. Quindi, le persone decidono
o di trovare rifugio all’interno del Mali stesso nelle zone controllate dal governo,
nel Sud, o nei Paesi limitrofi. Teniamo conto che questa è una crisi ricorrente: i
rifugiati che noi accogliamo in questo momento in Mauritania sono gli stessi o i discendenti
di quelli che sono stati accolti, sempre dall’Alto Commissariato, negli anni Novanta
e anche prima a causa di una crisi simile.