Malaysia. Le Chiese: eserciteremo il diritto costituzionale sull’uso del nome Allah
I cristiani della Malaysia non osserveranno il divieto di usare il termine “Allah”,
imposto mercoledì da una ordinanza del Sultano dello stato Selangor. Le Chiese in
Malaysia fanno fronte comune: in un comunicato inviato all’agenzia Fides, la “Federazione
Cristiana della Malaysia” (Cfm) ribadisce il suo “diritto costituzionale” di chiamare
il suo Dio con il termine “Allah”, ricordando che la parola è presente nelle bibbie
di lingua malese da oltre 400 anni. La Federazione, costituita nel 1985, è un organismo
ecumenico che riunisce le principali Chiese protestanti e ortodosse e la Conferenza
dei vescovi cattolici. Il comunicato nota che “Allah è parola araba utilizzata da
tutte le comunità cristiane di lingua Bahasa Malaysia”, citando i cristiani dei gruppi
etnici Orang Asli, Baba, i cristiani che vivono nelle province di Saba e Sarawak,
nonché tutti quelli che vivono nella Malaysia peninsulare. Il vescovo anglicano Datuk
Ng Luna Hing, presidente della Federazione cristiana, ribadisce: “In conformità con
l'articolo 11 della Costituzione federale della Malaysia, affermiamo il diritto di
ogni persona di professare e praticare la propria religione e, in tale contesto, la
libertà delle Chiese di utilizzare la Sacra Bibbia in lingua Bahasa Malaysia, in tutti
i nostri servizi liturgici e negli incontri di culto”. Negli ultimi tre anni le Chiese
e il governo in Malaysia si sono confrontati, anche con un processo giudiziario, sulla
questione dell’uso del termine “Allah” che, secondo alcuni, doveva essere esclusivo
dell’Islam. I cristiani, ribadendo il loro legittimo diritto, hanno vinto la causa
in tribunale nel 2009. Per rafforzare la loro posizione, le Chiese si richiamano a
documenti storici come il “Dictionarium Malaico-latino e latino-Malaicum”, edito nel
1631 e ripubblicato di recente. Il testo, che contiene la parola “Allah” come traduzione
di “Dio”, rappresenta la prova storica che i missionari cristiani come San Francesco
Saverio, hanno svolto un ruolo fondamentale nello scambio di conoscenza e di cultura
tra Europa e Sudest asiatico. (R.P.)