2013-01-10 16:04:53

Adozioni internazionali in calo in Italia: i dati della Commissione e il parere del Cifa


Diminuiscono le adozioni internazionali in Italia: 3.106 bambini in meno nel 2012, il 22,8%, rispetto al 2011. In calo del 21,7% anche le coppie adottive. I dati sono della commissione governativa per le adozioni internazionali. La Federazione russa, tra i Paesi di provenienza, resta in testa, ma a breve le cose potrebbero cambiare. Il Cremlino infatti tra molte proteste, ha vietato per legge le adozioni di orfani russi da parte di cittadini Usa. Per un commento, a partire dai nuovi dati della Commissione Gabriella Ceraso ha intervistato la vicepresidente Daniela Bacchetta:RealAudioMP3

R. – Nel corso degli anni precedenti, abbiamo sempre mantenuto i numeri – e anzi, siamo anche saliti! – delle adozioni. Mentre per tutti gli altri Paesi, Stati Uniti in testa, il picco c’è stato negli anni 2004-2005, per poi avere discese abbastanza consistenti. La stessa cosa vale per la Francia. Questo perché c’è una cultura diversa dell’adozione: un grande ricorso all’adozione indipendente ha fatto sì che sostanzialmente venisse accettata, socialmente e umanamente dalle famiglie, solo l’adozione di bambini piccoli. In Italia, invece, proprio per effetto di questo fatto che culturalmente è molto forte - l’adozione qui è seguita dagli enti, ormai avviene da 12 anni, con la consapevolezza che ci sono bambini che hanno bisogno di adozione anche se hanno più di tre anni e possono essere adozioni positive - ebbene, ciò ha fatto sì che crescesse la disponibilità all’adozione e ci ha di fatto portato avanti rispetto ad altri Paesi.

D. – Quest’anno, invece, la tendenza si inverte: diminuiscono le coppie che vogliono adottare e diminuiscono anche i bambini che arrivano in Italia. Questo come lo spiega?

R. – I numeri di quest’anno risentono di un calo soprattutto per le riorganizzazioni o per le difficoltà operative dei Paesi in cui andiamo ad adottare. Noi abbiamo visto la sostanziale tenuta, salvo pochi numeri, della Federazione russa – il calo è veramente minimo – e invece un grosso calo della Colombia, Paese nel quale nel 2012 c’è stata da una parte una campagne mediatica abbastanza negativa contro le adozioni internazionali, che quindi ha pesato. Dall’altra parte, c'è stata una revisione di una parte notevole, di più di mille fascicoli di adottabilità, che ha comportato dei rallentamenti. La stessa cosa possiamo dire a proposito della diminuzione che abbiamo constatato in Vietnam e in India, entrambi Paesi che hanno varato nuove normative che hanno inciso sulle procedure. Certamente, in molti Paesi – soprattutto quelli dell’Est europeo e diversi Paesi del Sudamerica – l’incremento, il rafforzamento delle politiche per la tutela della famiglia, dell’infanzia in vista dell'aumento delle adozioni nazionali comporta una riduzione del numero dei minori per i quali la soluzione dell’adozione internazionale potrebbe essere effettivamente la soluzione migliore. Siamo nell’ambito di un’evoluzione del mondo, che sempre più vede l’adozione internazionale come uno strumento meno necessario.

D. – Esclude che in Italia anche problemi economici relativi agli eccessivi costi per le adozioni internazionali possano essere tra le cause della diminuzione?

R. – No. Ripeto, sicuramente c’è un’incidenza, ma non credo che sia ancora così rilevante.

Mette l’accento sulla situazione delle famiglie italiane, e sulla scarsa attenzione del governo alle politiche a loro sostegno, Gianfranco Arnoletti, presidente dell’Ong Cifa-da trent’anni specialista in adozioni- che, al microfono di Gabriella Ceraso, dà la sua lettura dei dati della Commissione:RealAudioMP3

R. – Li leggo con preoccupazione, nel senso che avere un figlio oggi in Italia è una cosa che non viene assolutamente incentivata e incontra una serie di difficoltà proprio legate all’aspetto economico, che credo sia la cosa più banale che posso dirle. L’adozione internazionale, per scelta del nostro legislatore, ha un costo, mentre non c’e l’ha l’adozione nazionale, che è invece un fatto pubblico e non un fatto privato. Se non ci sarà un’inversione di tendenza, per cui avere un figlio sia equivalente in qualunque modo si esplichi, probabilmente il nostro governo, e il governo che ci sarà, non dimostrerà di avere attenzione verso la famiglia.

D. – In generale, quanto grava su una coppia?

R. – Considerato quello che rimborsa lo Stato, grava sui 15 mila euro.

D. – E quanto ci vuole come tempo?

R. – Un anno e mezzo.

D. – In più, con la possibilità di assentarsi dal proprio luogo di lavoro...

R. – Sì, che è la parte più delicata. Assentarsi dal lavoro per fare un’adozione internazionale – quindi un mese – mette in crisi il rapporto di lavoro con il datore di lavoro. Questa è la parte più rilevante che noto e che riflette una politica della famiglia, che dire modesta è una semplificazione.

D. – Secondo la Commissione, il calo delle adozioni è dovuto a particolari problematiche che ci sono nei Paesi di provenienza come la Colombia, il Vietnam e l’India...

R. – E’ un dato sicuramente non contestabile. Potrebbero, però, arrivare molti più bambini da altri Paesi. Alcuni Paesi stanno sollecitando a presentare più domande, ma noi non abbiamo le coppie. Il calo grosso non è stato delle adozioni quest’anno: è stato negli ultimi due anni il calo delle domande di adozione. Io credo che la famiglia abbia un grosso desiderio ancora oggi di avere figli, ma bisogna metterla nelle condizioni di poterlo fare.

D. – Parliamo della Russia. E’ stata presa questa decisione: c’è una legge per cui gli orfani russi non potranno andare in America. Alle spalle c’è una situazione sia di attesa da parte delle famiglie statunitensi, che già avevano avviato la pratica e che non sanno cosa succederà, sia dei bambini che erano in partenza e sono stati bloccati. Dal vostro punto di vista, questo com’è valutabile?

R. – Con tutto il rispetto per la sovranità dei Paesi, si perde di vista quale sia il diritto dei bambini. Se uno avesse agito per modificare il diritto di un bambino, avrebbe avuto un senso. Invece, in realtà, questa decisione è stata presa per ritorsione, per rapporti diplomatici che sono andati in modo negativo con gli Stati Uniti d’America. Il problema è che, in quel momento, con una decisione del genere, il diritto dei bambini che si trovano negli istituti e che stanno aspettando l’adozione non è stato preso assolutamente in considerazione.







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