Mons. Lazzarotto: in Terra Santa abbattere i muri di pietra e dello spirito
Ci sono tante difficoltà in Terra Santa, vecchie e nuove, ma anche tanti segni di
speranza: è quanto ha affermato mons. Giuseppe Lazzarotto, nunzio apostolico
in Israele e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina, durante l’incontro con
i vescovi europei e nordamericani, che stanno compiendo in questi luoghi il loro annuale
pellegrinaggio di solidarietà. L’inviata della Radio, Veronica Scarisbrick
lo ha intervistato:
R. – Il momento
che stiamo vivendo in Terra Santa è certamente un momento difficile, perché ci sono
tante cose che, almeno apparentemente, lavorano contro la pace, l’intesa, la convivenza
pacifica e fraterna di tutte le comunità in Terra Santa. Ci sono, però, anche segni
di speranza e noi li dobbiamo individuare, facendo in modo che questi segni di speranza
siano più visibili e portino i frutti auspicati.
D. – Israele e Santa Sede
sono vicine alla firma dell’Accordo economico?
R. – L’accordo si farà. Ci stiamo
lavorando e siamo a buon punto. Naturalmente come in ogni accordo ci sono dei punti
che devono essere meglio definiti, meglio espressi. La cosa importante è non lasciare
spazi vuoti, che poi possano essere usati contro lo spirito dell’accordo. Questo è
importante per noi: che l’accordo venga definito in maniera positiva, in modo che
anche l’interpretazione che verrà data all’accordo aiuti a realizzare lo scopo per
cui questi accordi stessi vengono firmati, altrimenti rischiano di rimanere solo elementi
fissati sulla carta, che poi non trovano una corrispondenza nella vita di tutti i
giorni, nella vita della nostra comunità. Questo non deve avvenire.
D. – Lei
è tornato in Terra Santa dopo 30 anni. Che situazione ha trovato?
R. – Certamente
ho trovato delle cose nuove, rispetto a 30 anni fa, e non tutte migliori. Ci sono
difficoltà nuove, diverse, che si sono create, ma quello che noto, e che mi ha fatto
piacere, è che in tutti c’è una coscienza più forte di quello che dovremmo riuscire
a realizzare e ad essere in questa terra e - cosa molto importante - anche da parte
della comunità cattolica: mi riferisco al fatto che vengono moltissimi pellegrini
in questi ultimi mesi. E’ stato rilevato un aumento molto grande del numero dei pellegrini
e questo è un buon segno. E’ un buon segno, perché vuol dire che questa coscienza
è viva ed interessa non solo alcuni gruppi limitati o alcuni gruppi in particolare,
ma la Chiesa in quanto tale ed anche altre comunità al di fuori della Terra Santa.
Questo è un elemento molto positivo ed è un qualcosa in più che ho trovato, ritornando.
So che per molti anni, a causa delle difficoltà, soprattutto durante la prima e seconda
Intifada – e tra le due - i pellegrinaggi erano quasi scomparsi. Questo ritorno è
un segno molto positivo.
D. – Bisogna pensare in positivo, ma il muro esiste
ed è sempre una barriera...
R. – Sì, ma guardi, i muri materiali si possono
abbattere solo se abbattiamo i muri dello spirito. Quella è la cosa essenziale. Fin
quando non si abbattono i muri che ognuno di noi porta dentro di sé, non sarà possibile
abbattere altri muri, anzi se ne costruiranno di nuovi, che è ancora peggio. Bisogna,
quindi, prima di tutto, lavorare e impegnarsi per abbattere i muri che abbiamo dentro
di noi e fare in modo che non crescano muri dentro di noi e abbatterli se ci sono.