2013-01-09 06:49:29

Centrafrica: a Libreville slitta l'apertura dei negoziati di pace


Per motivi ‘tecnici’ è stata rinviata di qualche giorno, tra il 9 e al massimo l’11 gennaio, l’apertura dei negoziati di Libreville inizialmente prevista per lunedì scorso: lo ha annunciato il presidente congolese Denis Sassou Nguesso, mediatore della Comunità dei paesi dell’Africa centrale (Ceeac). “Dobbiamo lavorare instancabilmente al consolidamento della pace in Centrafrica, portando il governo e la ribellione sulla strada del dialogo” ha dichiarato Nguesso dopo un breve incontro avuto nella capitale gabonese con il suo omologo centrafricano François Bozizé. “Chiediamo alla comunità internazionale di sostenere l’iniziativa dell’Africa centrale per riportare tutta la stabilità necessaria allo sviluppo di questo Paese fratello” ha aggiunto il capo di stato congolese, ribadendo che “la soluzione militare non è quella giusta”. Nei giorni scorsi più di 750 soldati della forza di interposizione dell’Africa centrale (Fomac) sono stati dispiegati a Damara – 75 chilometri a nord di Bangui – ancora in mano alle truppe governative e decretata dalla Ceeac “linea rossa da non superare”. I soldati inviati dai Paesi vicini hanno come missione di arginare l’avanzata della coalizione ribelle del Seleka e monitorare il rispetto del cessate il fuoco tra i contendenti. Dal canto suo Bozizé, di cui la ribellione continua a chiedere le dimissioni, ha semplicemente dichiarato che la “Repubblica Centrafricana sta vivendo momenti difficili a causa dell’aggressione di elementi esterni chiamati Seleka”. Per Bozizé – arrivato al potere nel 2003 con un colpo di stato – si tratta di “mercenari venuti per aggredire le quiete popolazioni centrafricane”. Ha poi ribadito la sua fiducia “nei padri dell’Africa centrale che ascolteranno gli uni e gli altri e vedremo cosa verrà fuori da questo dialogo”. Mentre il presidente centrafricano è ripartito per Bangui, a Libreville è atterrato un aereo con a bordo la delegazione dei ribelli, guidata dal capo del Seleka, Michel Djotodia. Il velivolo fornito dalle Nazioni Unite è partito da Bria, capoluogo settentrionale controllato dalla ribellione, e ha fatto scalo a N’Djamena. L’aereo che doveva partire da Bangui per trasportare verso Libreville la delegazione governativa e quella dell’opposizione democratica non è invece potuto decollare a causa di avverse condizioni meteorologiche. Nel pomeriggio nella capitale gabonese dovrebbe tenersi una riunione dei ministri degli Esteri dei Paesi dell’Africa centrale mentre domani è previsto un incontro del Comitato di monitoraggio dell’Accordo di pace globale – firmato nel 2008 sempre a Libreville tra il governo centrafricano e diversi gruppi ribelli – presieduto proprio dal Congo. Giovedì sarà la volta dei Capi di Stato dell’organismo regionale che dovrebbero valutare possibili soluzioni alla crisi centrafricana riaccesasi lo scorso 10 dicembre con l’avvio di un’offensiva del Seleka che contesta il potere di Bozizé e la mancata attuazione dei precedenti accordi di pace. La situazione instabile in Centrafrica sta avendo le prime ripercussioni nei Paesi confinanti. L’emittente della Repubblica Democratica del Congo ‘Radio Okapi’ ha riferito dell’arrivo in due giorni di 300 rifugiati centrafricani a Mobayi Mbongo, nella provincia dell’Equateur (nord-ovest). Ma in tutto, secondo le autorità locali, da quando i ribelli del Seleka hanno preso il controllo di Bambari e Sibut, tra 2000 e 2500 civili hanno attraversato il fiume Ubangi per rifugiarsi in territorio congolese, dove per ora sono stati accolti in famiglia. Inoltre 250 cittadini congolesi residenti a Bangui, la capitale, avrebbero deciso di fare ritorno in patria. La stessa fonte radiofonica ha annunciato che il dispositivo di sicurezza è stato rafforzato nella terza regione militare tra Yaloma e Zongo, lungo il confine col Centrafrica, per evitare che il territorio congolese possa servire da retrovia al Seleka. (R.P.)







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