Lettera del card. Piacenza a tutte le madri dei sacerdoti e seminaristi
Una Lettera rivolta a tutte le madri dei sacerdoti e dei seminaristi. L'ha scritta
nella solennità della Madre di Dio, celebrata il 1° gennaio, il prefetto della Congregazione
per il Clero, il cardinale Mauro Piacenza. Un ringraziamento alle donne che
"vivono la maternità anche solo spirituale" nei confronti di coloro che seguono la
vocazione sacerdotale. Roberto Piermarini ha chiesto al porporato perchè ha
voluto scrivere questa Lettera:
R. – Per il
desiderio davvero sentito di incoraggiare e rivolgere un particolarissimo ringraziamento
a tutte le mamme dei sacerdoti e dei seminaristi e - insieme ad esse - a tutte le
donne, consacrate e laiche, che hanno accolto, anche per l'invito loro rivolto durante
l'Anno Sacerdotale, il dono della Maternità spirituale nei confronti dei chiamati
al ministero sacerdotale, offrendo la propria vita, la propria preghiera, le proprie
sofferenze e le fatiche, come pure le proprie gioie, per la fedeltà e per la santificazione
dei ministri di Dio, divenendo così partecipi, a titolo speciale, della maternità
della Santa Chiesa, che ha il suo modello ed il suo compimento nella divina maternità
di Maria Santissima.
D. - Eminenza, Lei scrive che la partecipazione che è
data di vivere alla mamma del sacerdote è 'unica e speciale'. Perché?
R. -
Nella novità, che Cristo opera nella vita di coloro che ha scelto e chiamato, tutti
i familiari e tutte le persone più vicine sono coinvolti, ma è certamente unica e
speciale la partecipazione che è data di vivere alla mamma del sacerdote. Uniche e
speciali sono, infatti, le consolazioni spirituali, che le derivano dall'aver portato
in grembo chi è divenuto ministro di Cristo. Ogni madre, infatti, non può che gioire
nel vedere la vita del proprio figlio, non solo compiuta, ma investita di una specialissima
predilezione divina che abbraccia e trasforma per l'eternità.
D. - Quanto ha
influito nella stesura della Lettera la figura di santa Monica che ha pregato incessantemente
per la conversione e la vocazione del proprio figlio Agostino?
R. - Certamente
sant'Agostino è il gigante del primo millennio cristiano e lo stesso altissimo Magistero
del Santo Padre Benedetto XVI aiuta tutta la Chiesa a gustare, ancora una volta, l'indispensabile
contributo che il Vescovo di Ippona ha offerto al pensiero cristiano e allo stesso
sviluppo della civiltà umana. Santa Monica, sua madre - le cui spoglie sono custodite
nella Chiesa romana di sant'Agostino, nei pressi di piazza Navona - è certamente riferimento
irrinunciabile per tutte le madri dei sacerdoti perché è un po’ un’icona. Sembra anche
un po’ l’icona della Chiesa che prega, che prega per la conversione dei suoi figli
e che gioisce poi mirabilmente nel momento in cui vede che i suoi figli si rivolgono
a Dio. Quindi Santa Monica, è certamente riferimento irrinunciabile per tutte le madri
dei sacerdoti. Le preghiere e le lacrime di Santa Monica, cristiana prima del figlio,
hanno ottenuto dal Signore la grazia della conversione per Agostino ed anche la santità
del figlio affonda le proprie radici remote in quella della madre.
D. - Quanto
è importante il ruolo della famiglia per la crescita vocazionale dei figli?
R.
– Qualche volta può capitare, anche da una famiglia totalmente lontana dalla pratica
cristiana, addirittura anche da qualsiasi fede, che possa venir fuori un figlio ministro
di Dio, un figlio santo, etc., però certamente il ruolo della famiglia è irrinunciabile.
Questo è un fatto, che Dio può tirare fuori i figli di Dio anche dalle pietre, quindi
anche da una famiglia scardinata, può benissimo fare uscire fuori una vita consacrata
meravigliosa. Nella normalità dei casi l ruolo della famiglia è un ruolo assolutamente
imprescindibile. Al punto che la vera "pastorale vocazionale", dovrebbe innanzitutto
essere una autentica cura delle famiglie cristiane. Soprattutto in una epoca nella
quale l'educazione è divenuta molto più complessa per tanti fatti, le famiglie, da
sole, per quanto impegnate, di buona volontà, non sono in grado di resistere sempre
all'urto violento dei relativismo dominante. La Chiesa è sempre alleata delle famiglie
nell'opera educativa e, in questa alleanza per il bene, è prima collaboratrice anche
per quel delicatissimo compito che è il discernimento vocazionale. La vocazione si
accoglie nella fede, e le famiglie sono i primi luoghi di trasmissione, educazione
e custodia della fede.
D. - Pensa di scrivere una Lettera anche sul ruolo del
padre nella vocazione dei propri figli?
R. - Non è in programma, ma potrei
pensarci, soprattutto in riferimento a San Giuseppe, che è il padre della Sacra Famiglia
e che è un po’ il custode della grande vocazione del Redentore. La precedenza è stata
data alle Madri, non certo per sottovalutazione del ruolo del padre, ma guardando
al ruolo insostituibile di Maria Santissima, Madre di Dio, nella vita di Gesù. La
paternità spirituale, inoltre, è qualcosa di già ampiamente assodato in ogni vocazione,
mentre sentivo l'esigenza di sottolineare, ancora una volta, dopo l'Anno sacerdotale,
il compito necessario della maternità spirituale e di anime che comprendano la preziosità
di offrirsi per la causa della santificazione del Sacerdoti. Certamente, riflettere
sul compito educativo dei papà rispetto ai figli nella trasmissione della fede, ed
eventualmente nel sorgere della vocazione, potrà essere utile e non escludo di potermici
dedicare. Vorrei ricordare in ultimo, sotto questa domanda, il ruolo del papà di Giovanni
Paolo II. Egli, il Papa, ebbe a dire che il suo 'primo seminario' era stato, alla
sera, vedere suo padre, a luce spenta, inginocchiato dal suo letto, mentre recitava
il rosario. Quindi, questo ci fa pensare a molte cose nei ruoli dei papà!