2013-01-07 15:35:24

Venezuela, futuro incerto. In forse il giuramento di Chavez, malato a Cuba


Settimana decisiva in Venezuela: con ogni probabilità, sarà rinviato il giuramento del presidente, Hugo Chavez, previsto giovedi 10 gennaio prossimo. Rieletto per la quarta volta, il 7 ottobre scorso, alla guida del Paese, il leader è tuttora ricoverato a Cuba, a un mese circa dall’ultima operazione subita per contrastare il cancro che lo ha colpito. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

E’ lui, Chavez, il presidente eletto per governare il Paese nel periodo 2013-2019 e continuerà a farlo: lo ha dichiarato Diosdado Cabello, non appena riconfermato sabato scorso presidente del parlamento venezuleno, sostenenendo che la cerimonia d’insediamento del capo di Stato non è altro che una prassi formale e la data può essere spostata. Ma l’opposizione insiste nella sua richiesta: in assenza del leader ricoverato a L’Avana, in condizioni critiche di salute, è proprio il presidente del parlamento che deve assumere l’incarico per convocare nuove elezioni entro 30 giorni. Entrambe le parti fanno riferimento alla Costituzione. Una situazione che appare complicata. Maurizio Stefanini, collega della rivista di geopolitica “Limes”, esperto di America Latina:

R. – Non è che sembri complicato: è complicato. Il fatto che sia bloccato in un letto di ospedale rientra fra i motivi sopravvenuti, che permettono il giuramento davanti al tribunale supremo di giustizia, in base all'art. 231. E' un impedimento permanente che obbliga a nuove elezioni, art. 133. Evidentemente, una cosa del genere è in gran parte una decisione politica: dovrebbe essere deciso dalla Commissione medica e dal voto dell’Assemblea nazionale. Soprattutto, la complessità si vede già dal fatto che non esista una figura unica che subentri al presidente. Se il presidente viene meno, infatti, fra il periodo dell’elezione e del giuramento – quindi in questo momento – dovrebbe in teoria essere il presidente dell’Assemblea nazionale a subentrare e a dichiarare nuove elezioni entro 30 giorni. Se invece avvenisse subito dopo, quindi per esempio l’11 gennaio, venerdì, allora a questo punto subentrerebbe il vicepresidente della Repubblica, nominato dallo stesso presidente. E’, di fatto, un primo ministro alla francese, il capo di governo. In questo caso, però, dovrebbe comunque a sua volta indire nuove elezioni solo nei primi quattro anni, perché negli ultimi due anni, se un presidente viene meno subentra il vicepresidente, ma rimane per gli ultimi due anni. Quindi, tre ipotesi diverse.

D. – Cabello e Maduro, vicepresidente designato dallo stesso Chavez suo successore, rappresentano interessi diversi nel partito chavista. Quali scenari?

R. – Cabello è un ex militare. La lobby dei militari sta diventando sempre più importante, perché la maggior parte dei governatori eletti alle ultime amministrative erano militari. I militari hanno avuto anche la responsabilità della maggior parte delle imprese. Non è un militare, però è considerato vicino a Cabello, Rafael Ramirez, il ministro del petrolio e presidente della società di Stato petrolifera, la Pdvsa, con 50 miliardi di petroldollari all’anno. La lobby dei militari ne controlla la cassa. Maduro – la cui moglie è il procuratore generale, quindi è responsabile del potere giudiziario – è un ex sindacalista ed è colui che è stato designato da Chavez come suo erede. Ha anche buoni rapporti con gli Stati Uniti, essendo il ministro degli Esteri. Probabilmente, però, ha meno basi di potere interno. Poi, c’è una terza cordata che è rappresentata in particolare dai familiari di Chavez, soprattutto dal fratello maggiore, Aran Chavez, che è governatore dello Stato di Barinas, di cui è originaria la famiglia Chavez, e poi c’è il genero del presidente, Jorge Arreaza, che è anche ministro delle Scienze, anche lui considerato un personaggio. Ci sarebbe, inoltre, teoricamente, una quarta cordata, che è quella del vicepresidente precedente a Maduro, che però fu cacciato da Chavez dopo la rielezione. Su di lui, in qualche modo, ha scaricato il risultato pessimo dell’economia.

D. – Si può rimproverare a Chavez, comunque, di essersi candidato quando già sapeva di essere malato? E quindi, comunque, di aver gettato il Paese in questa situazione di incertezza?

R. – Se su Chavez si fa un’analisi negativa, effettivamente questo è un carico ulteriore. Oltretutto, sembra presumibile che si sia anche riempito di medicinali apposta per ingannare. Se invece si dà un’immagine positiva della rivoluzione chavista, per la quale si sta costruendo un nuovo modello, per il quale ogni spazio di tempo è guadagnato per perfezionare queste conquiste positive, allora si potrebbe anche dire che Chavez è stato un eroe, che ha sacrificato se stesso pur di far guadagnare tempo alla rivoluzione.

D. – Saranno, dunque, giorni caldi i prossimi, in Venezuela?

R. – Il capo di Stato è "sigillato" in un posto in cui i membri dell’opposizione non possono andare ed è stato scelto apposta perché è un posto dove non possono andare a controllare.







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