Il Papa alla Chiesa cambogiana: i vostri martiri e la vostra fede semi di speranza
per il Paese
La Chiesa cambogiana è dinamica e la testimonianza di fede, oggi come ieri, dei suoi
fedeli e dei suoi martiri è fonte di speranza per tutto il Paese. Lo afferma Benedetto
XVI in un videomessaggio inviato ai partecipanti al congresso “Il Vaticano II e la
Chiesa”, che si è concluso ieri a Phnom Penh, e organizzato in occasione dell’Anno
della Fede. Al termine, consegnati ai presenti i testi del Concilio e del Catechismo
tradotti in lingua cambogiana. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Il volto del
Papa appare in un posto e in un giorno che per la storia della Cambogia contemporanea,
e soprattutto per la piccola Chiesa che vive nel Paese, significano moltissimo, e
cioè il luogo dove sorgerà la nuova cattedrale di Phnom Penh, al posto di quella distrutta
nel 1975, durante il sanguinario regime dei Khmer Rossi di Pol Pot, del quale oggi
si ricorda il 34.mo anniversario della caduta. Le parole di Benedetto XVI nel videomessaggio
sono fin da subito un inno alla pace ritrovata e al contributo di sangue che, a quella
pace, ha dato la Chiesa cambogiana:
“Me souvenant de la pario de troubles… Ricordando
il periodo di disordini che ha precipitato il vostro Paese nel buio, vorrei sottolineare
come il coraggio, la fede e la perseveranza dei vostri pastori e dei tanti vostri
fratelli e sorelle cristiani, molti dei quali hanno trovato la morte, rappresenti
una nobile testimonianza alla verità del Vangelo”.
Il discorso del Papa,
affettuoso come un abbraccio a una Chiesa lontana ma vicina ai suoi pensieri, suggella
il lavoro di tre giorni degli oltre 400 congressisti, chiamati ad approfondire il
Vaticano II a 50 anni dal suo inizio, ma anche il Catechismo della Chiesa cattolica
a 20 dalla sua pubblicazione. Significativa in questo senso, al termine della Messa
conclusiva di oggi, è stata la distribuzione di centinaia di copie dei testi conciliari
e del Catechismo tradotti in cambogiano. Un segno di vitalità di una Chiesa che è
si solo l’1% della popolazione – a fronte di un 96% di seguaci del buddismo – ma nella
quale Benedetto XVI coglie un “dinamismo” dimostrato – dice – dai “numerosi catecumeni”
e dai “battesimi di adulti”, “un segno felice – sottolinea ancora – della presenza
attiva di Dio” nei credenti cambogiani:
“Soyez sûrs de la prière de vos
frères… Siate certi delle preghiere dei vostri fratelli e sorelle, il cui
sangue scorreva nelle risaie! Siate lievito nella pasta della vostra società, testimoniando
l'amore di Cristo per tutti, la costruzione di vincoli di fraternità con i membri
di altre tradizioni religiose e camminando lungo le vie della giustizia e della misericordia”.
Ai
seminaristi e ai sacerdoti cambogiani Benedetto XVI chiede che l’offerta della loro
vita e preghiera sia “fonte di speranza” e di nuove vocazioni. E insieme, auspica
che lo zelo dei missionari, religiosi e laici consacrati, di provenienza straniera
“porti molti di coloro” da loro serviti e amati “a incontrare Gesù Cristo”. E intense
sono anche le parole rivolte ai giovani nella fede e a coloro che questo dono non
l’hanno ancora:
“Chers jeunes, mes amis, qui avez été baptisés… Cari
giovani amici, battezzati nel corso degli ultimi anni, non dimenticate che la Chiesa
è la vostra famiglia: essa conta su di voi per testimoniare la vita e l'amore che
avete trovato in Gesù. Prego per voi e vi invito a essere discepoli generosi di Cristo
(...) E tutti voi che cercate Dio, perseverate e siate certi che Cristo vi ama e vi
offre la sua pace”.