2013-01-06 08:54:11

Natale nelle Chiese orientali. Il vescovo di Giza: festa di speranza, ma clima pesante in Egitto


Nonostante l’incertezza politica, in Egitto le Chiese ortodosse e le Chiese cattoliche di rito orientale che seguono il calendario giuliano si apprestano - come ha ricordato il Papa all'Angelus - a celebrare, oggi, il Natale con fede e speranza nel futuro, anche se non mancano i timori. Del clima che si respira nelle comunità locali alla vigilia, Roberta Barbi ha parlato con il vescovo di Giza, mons. Antonios Aziz Mina:RealAudioMP3

R. – Per il Natale, dobbiamo avere fede, dobbiamo avere speranza, anche se la situazione è pesante: comunque Natale rimane Natale, la felicità è nel cuore e non nella situazione politica. Noi abbiamo sempre fiducia di poter uscire dall’impasse per poter arrivare un giorno alla pace vera e propria, non solo per il nostro Paese ma per i Paesi di tutto il mondo.

D. – Ci sono leader islamici estremisti, però, che minacciano i musulmani che faranno gli auguri di Natale ai cristiani, bollandoli come traditori, mentre il Natale – come diceva lei – è una festa di pace …

R. – Sono estremisti, hanno questa chiusura mentale ed è questo che ha spaccato il popolo di Egitto in due fazioni: gli islamisti, che credono di essere i veri credenti, e tutti gli altri – i musulmani moderati, i cristiani o qualsiasi altra fazione, non soltanto religiosa – sono ritenuti da loro miscredenti.

D. – E’ cambiata la situazione dopo la vittoria del “sì” al referendum, che inserisce la Sharìa tra le fonti di diritto nella Costituzione egiziana?

R. – La situazione è diventata più tranquilla perché non ci sono più manifestazioni. Tutti si preparano per le elezioni parlamentari. Spero che possano prepararsi bene per una battaglia che sia una battaglia corretta e giusta, per arrivare a vedere chi prenderà in mano la guida di questo Paese.

D. – Dunque, che tipo di Natale si festeggia quest’anno in Egitto? Qual è la testimonianza che la Chiesa locale può dare al mondo?

R. – Quest’anno è pieno di ricorrenze: è l’Anno della fede, è l’Anno della nuova evangelizzazione, è l’anno in cui abbiamo ricevuto dalle mani del Santo Padre l’Esortazione apostolica del Sinodo per il Medio Oriente del 2010, il cui titolo era: “La Chiesa, comunione e testimonianza”. E non si può fare né comunione né testimonianza senza fede, e la fede ci spinge ad evangelizzare, a testimoniare, a dare testimonianza della nostra fede. Questa è la nostra fede: per piccoli che siamo – piccoli di numero, certamente – siamo però grandi di spirito, grandi perché Cristo ci sostiene, è Lui che opera attraverso noi, attraverso la sua Chiesa.

D. – Quale augurio vuole fare alla sua comunità?

R. – Lo faccio non solo alla mia comunità, ma a tutto il mondo: un augurio di pace. Soprattutto interiore: che siamo riconciliati con noi stessi, con i nostri vicini, con chi abita con noi, con quelli più lontani, cioè con tutto il mondo, e con Dio, che è l’essenziale. Essere riconciliati con Dio: questo è il significato del Natale. Lui si è incarnato, è diventato uomo, per realizzare la riconciliazione fra il Cielo e la Terra.

Ultimo aggiornamento: 7 gennaio 2013







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