Epifania. Il Papa ai nuovi vescovi: siate coraggiosi e miti dinanzi ai dogmi intolleranti
dell'agnosticismo
L’Epifania è la manifestazione “della bontà di Dio e del suo amore per gli uomini”:
è quanto ha affermato il Papa nella Messa da lui presieduta nella Basilica di San
Pietro per la solennità di domenica. Durante il rito, si è svolta l’ordinazione di
quattro nuovi vescovi: mons. Georg Gänswein, segretario particolare di Benedetto XVI
e prefetto della Casa Pontificia, mons. Vincenzo Zani, segretario della Congregazione
per l’Educazione Cattolica, e i nunzi apostolici mons. Fortunatus Nwachukwu e mons.
Nicolas Thevenin. Il servizio di Sergio Centofanti:
Nell’omelia,
il Papa invita i vescovi ad imitare i Magi, “uomini spinti dalla ricerca inquieta
di Dio e della salvezza del mondo” che “non si accontentavano del loro reddito assicurato
e della loro posizione sociale forse considerevole. Erano alla ricerca della realtà
più grande”, volevano sapere se Dio esiste, se si cura di noi e come possiamo incontrarlo.
“Erano ricercatori di Dio”. Così il vescovo “non dev’essere uno che esercita solamente
il suo mestiere”:
“Egli deve essere soprattutto un uomo il cui interesse
è rivolto verso Dio, perché solo allora egli si interessa veramente anche degli uomini.
Potremmo dirlo anche inversamente: un vescovo dev’essere un uomo a cui gli uomini
stanno a cuore, che è toccato dalle vicende degli uomini. Dev’essere un uomo per gli
altri. Ma può esserlo veramente soltanto se è un uomo conquistato da Dio. Se per lui
l’inquietudine verso Dio è diventata un’inquietudine per la sua creatura, l’uomo”.
Questa
inquietudine – afferma il Papa – non deve dar pace al vescovo, che è chiamato ad avere
il coraggio e l’umiltà della fede: come i Magi, che - probabilmente derisi per il
loro viaggiare verso l’ignoto, guidati da una stella - potevano apparire ridicoli:
ma erano toccati interiormente da Dio e per loro la ricerca della verità era “più
importante della derisione del mondo, apparentemente intelligente”. Così, anche il
vescovo oggi “si troverà ripetutamente in conflitto con l’intelligenza dominante di
coloro che si attengono a ciò che apparentemente è sicuro”:
“L’agnosticismo
oggi largamente imperante ha i suoi dogmi ed è estremamente intollerante nei confronti
di tutto ciò che lo mette in questione e mette in questione i suoi criteri. Perciò,
il coraggio di contraddire gli orientamenti dominanti è oggi particolarmente pressante
per un Vescovo”.
Il vescovo – aggiunge il Papa - “dev’essere valoroso”:
“E
tale valore o fortezza non consiste nel colpire con violenza, nell’aggressività, ma
nel lasciarsi colpire e nel tenere testa ai criteri delle opinioni dominanti. Il coraggio
di restare fermamente con la verità è inevitabilmente richiesto a coloro che il Signore
manda come agnelli in mezzo ai lupi. ‘Chi teme il Signore non ha paura di nulla’,
dice il Siracide (34,16). Il timore di Dio libera dal timore degli uomini. Rende liberi!”.
Come
è accaduto agli apostoli – ha proseguito il Papa – così i vescovi, loro successori,
“devono attendersi di essere ripetutamente percossi, in maniera moderna, se non cessano
di annunciare in modo udibile e comprensibile il Vangelo di Gesù Cristo”. Naturalmente
– precisa – i vescovi non sono chiamati a provocare, ma al contrario a invitare tutti
a entrare nella gioia della verità, indicandone la strada come “stelle che brillano
nel cielo della storia”:
“L’approvazione delle opinioni dominanti, però,
non è il criterio a cui ci sottomettiamo. Il criterio è Lui stesso: il Signore. Se
difendiamo la sua causa, conquisteremo, grazie a Dio, sempre di nuovo persone per
la via del Vangelo. Ma inevitabilmente saremo anche percossi da coloro che, con la
loro vita, sono in contrasto col Vangelo, e allora possiamo essere grati di essere
giudicati degni di partecipare alla Passione di Cristo”.
Al termine della
Messa il Papa ha presieduto l’Angelus dalla finestra del suo studio privato. Il tradizionale
appuntamento domenicale è iniziato con circa 15 minuti di ritardo e Benedetto XVI
si è scusato per questo con i tanti i pellegrini radunati in Piazza San Pietro, in
una stupenda giornata di sole, accanto al Presepe e all’Albero di Natale offerti quest’anno
dalla Basilicata e dal Molise. Il Papa ha rivolto il suo “più cordiale augurio di
pace, con uno speciale ricordo nella preghiera” alle numerose Chiese Orientali che
domani, secondo il calendario Giuliano, festeggiano il Natale, mentre altri celebrano
l’Epifania:
“Questa leggera differenza, che fa sovrapporre i due momenti,
fa risaltare che quel Bambino, nato nell’umiltà della grotta di Betlemme, è la luce
del mondo, che orienta il cammino di tutti i popoli”.
E’ una luce che “si
rivela agli umili”:
“E la luce di Cristo è così limpida e forte che rende
intelligibile sia il linguaggio del cosmo, sia quello delle Scritture, così che tutti
coloro che, come i Magi, sono aperti alla verità possono riconoscerla e giungere a
contemplare il Salvatore del mondo”.
Infine, il Papa ha salutato nelle
varie lingue i fedeli che hanno accompagnato i nuovi vescovi e l’associazione Famiglie
Libere Associate d’Europa che ha dato vita al corteo storico-folcloristico, ispirato
quest’anno alle tradizioni della città di Arezzo e del suo territorio.