Congo: clima teso a Kampala alla ripresa dei colloqui sul Nord Kivu
Dopo 13 giorni di sospensione per le festività di fine anno, riaprono in un clima
di tensione ed incertezza i colloqui di Kampala tra il governo congolese e la ribellione
del Movimento del 23 marzo (M23). Come al primo turno delle discussioni dirette, al
centro del contenzioso c’è la questione del cessate il fuoco: una precondizione sulla
quale i ribelli non desistono ma che Kinshasa non sembra voler accettare. “La prima
cosa che la delegazione dell’M23 chiederà a Kampala è la firma del cessate il fuoco
con l’esecutivo. Se dovesse rifiutare, come in passato, ci ritireremo e prenderemo
come testimoni la comunità nazionale, regionale ed internazionale” ha dichiarato alla
vigilia dell’incontro il responsabile politico della ribellione, Jean-Marie Runiga,
che ha anche accusato Kinshasa di guadagnare tempo “solo per prepararsi alla guerra
con le nostre truppe grazie al reclutamento di uomini in corso sia nel Nord che nel
Sud Kivu”. Un’accusa alla quale non ha risposto il ministro degli Esteri congolese,
Raymond Tshibanda, a capo della delegazione governativa inviata nella capitale dell’Uganda,
Paese mediatore nella crisi del Nord Kivu a nome della Conferenza internazionale della
regione dei Grandi Laghi (Cirgl). L’altro nodo da sciogliere riguarda invece lo statuto
di Goma, il capoluogo della ricca provincia mineraria del Nord Kivu (est), confinante
con Rwanda e Uganda, che l’M23 ha occupato per una decina di giorni lo scorso novembre.
In base ai precedenti accordi presi tra le due parti, i ribelli avrebbero dovuto ritirarsi
ad almeno 20 chilometri a nord. Fonti locali citate dai media congolesi ma anche interlocutori
dell'agenzia Misna hanno riferito in più occasioni che in realtà gli uomini dell’M23
sono ancora alle porte di Goma, forti del sostegno di soldati ruandesi, o addirittura
in città dove si sono stabiliti dopo aver abbandonato l’uniforme militare, continuando
ad alimentare l’insicurezza. La ribellione nata lo scorso aprile nega questa versione
dei fatti mentre la locale missione Onu (Monusco) ha soltanto segnalato “spostamenti
di elementi armati”. Nei giorni scorsi il Consiglio di sicurezza ha approvato sanzioni
sia nei confronti di Runiga che del gruppo ribelle, accusato di esecuzioni sommarie,
stupri e rapimenti. E’ in questo contesto incerto che il commissario per la pace e
la sicurezza dell’Unione Africana (Ua), Ramtane Lamamra, in visita a Goma – dopo un
passaggio a Kinshasa e prima di partire alla volta di Kigali – ha annunciato il “prossimo
dispiegamento” nell’Est del Congo di un battaglione tanzaniano nell’ambito della futura
forza neutrale internazionale. Mentre riprendono i colloqui a Kampala, a Kigali Lamamra
incontrerà esponenti del governo del Rwanda, accusato dalle autorità congolesi e da
rapporti Onu di sostenere attivamente la ribellione dell’M23. Nel riaccendersi delle
violenze in Nord Kivu sarebbe anche coinvolta l’Uganda. (R.P.)