Morti bianche: 2012 anno "nero" per l'Italia. L'Anmil: legge attuale è vecchia
E’ ancora l’Italia la maglia nera d’Europa per le morti sul lavoro: nel 2012 sono
scomparsi sul luogo di lavoro 622 lavoratori. Registrata una diminuzione del 4% rispetto
2011, dato irrisorio se si pensa a quante persone sono state messe in mobilità o in
cassa integrazione durante quest’anno. Lorenzo Pirovano ne ha parlato con Franco
Bettoni, presidente dell’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi
del lavoro:
R. - Secondo
me, la cosa che è mancata sempre e che col tempo dobbiamo far osservare a tutti, lavoratori
e studenti, è una cultura, un approccio diverso al lavoro e alla sicurezza sul lavoro.
Di sicurezza sul lavoro non se ne parlava mai. Oggi, invece se ne parla. La fatalità
è rara. Dobbiamo inculcare nei futuri lavoratori, nei futuri imprenditori, l’idea
che sul lavoro si possa parlare e anche morire e dare più informazione e formazione
alle persone che lavorano.
D. - In che modo la disoccupazione e la crisi delle
imprese possono gravare sulla già precaria situazione della sicurezza sul lavoro?
R.
- Dai dati, dalle affermazioni che fanno, noi sappiamo che la sicurezza sul lavoro
molte volte non viene vista come un investimento ma ci sono settori in cui il risparmiare
sulla sicurezza diventa un modo per coprire i mancati guadagni. Purtroppo, in questi
momenti dobbiamo stare attenti perché in un momento di crisi non vorremmo che la sicurezza
sia la cosa di cui tutti non prendono atto, anche il lavoratore stesso che pur di
lavorare non va a guardare se tutte le norme sono rispettate. Oggi, con i cambiamenti
di lavoro, con il poco lavoro, capire che sul lavoro ci si può far male è fondamentale.
D.
- Cosa manca nell’attuale legislatura e quali misure dovrà prendere il prossimo governo?
R.
- Noi da anni diciamo che la legge per quanto riguarda il regolamento per gli incidenti
sul lavoro è vecchia. Ci sono stati infatti nuovi cambiamenti e noi abbiamo fatto
una legge di iniziativa popolare, raccogliendo più di 75 mila firme, perché venisse
modificata. L’organizzazione del lavoro del 1965 è completamente diversa dall’organizzazione
di oggi. Abbiamo proposto che questa legge venisse modificata perché è anacronistica,
è vecchia.
D. - Qual è il ruolo delle altre istituzioni che oltre al parlamento
dovrebbero lavorare per cercare di arginare il problema?
R. - I comitati paritetici,
per esempio, ma anche le commissioni delle Asl che ci sono nei vari territori, tutti
i membri datoriali e non datoriali, sindacali, di governo, sono importanti. Sono momenti
in cui si può lavorare pensando al fatto che noi dobbiamo andare a parlare ai lavoratori
e futuri lavoratori spiegando che sul lavoro ci si fa male e si muore. Dobbiamo combattere
i corsi sulla carta, ma continuare a sostenere quelli che li fanno veramente.